Il fardello irrisolto della Russia continua a pesare sulle ambizioni di Unicredit. L'istituto guidato da Andrea Orcel è in causa contro la Banca centrale europea, che da tempo le chiede di smobilitare le attività moscovite senza successo. Il che non è un buon viatico mentre la banca italiana ha chiesto l'autorizzazione di salire fino al 30% di Commerzbank in Germania; ma nemmeno per il fronte italiano lo è dal momento che Piazza Gae Aulenti ha lanciato un'offerta pubblica di scambio su Banco Bpm. Quest'ultima operazione non è piaciuta al governo Meloni, che vedeva l'istituto guidato da Giuseppe Castagna come perno di un gruppo da 20 miliardi di euro di capitalizzazione composto anche da Monte Paschi e Anima. Si tratta del famoso terzo polo bancario auspicato più volte dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti.
Dal Tesoro non si è esclusa la possibilità di fare ricorso al golden power. Un'ipotesi che è ben più concreta di quanto si pensi, nonostante si abbia a che fare con un'operazione tra due banche italiane. Da un lato c'è il timore che a un gruppo vocato a espandersi sempre di più a livello internazionale (vedasi scalata a Commerz) possa corrispondere il rischio di vedere trasferire quote di risparmio all'estero. Dall'altra, a Roma non è sfuggita la presenza della banca in Russia, un Paese sotto sanzioni, ma che non è mai stato abbandonato da Orcel poiché genera circa 1 miliardo di margini l'anno. La banca ha più volte detto di voler ridurre sempre di più l'esposizione russa, ma sta di fatto che è ancora lì. Orcel, del resto, come scritto da Il Giornale nei giorni scorsi, ha un passato legato a Mosca. Fu lui da capo di Merrill Lynch ad assumere e formare il fratello più giovane Riccardo, che diventò il capo europeo della russa VtB (considerata la banca di Vladimir Putin). Lo stesso Orcel senior, appena arrivato in Ubs nel 2012, fece un grande affare aggiudicandosi un ruolo chiave nel collocamento di un bond perpetuo da 1 miliardo di dollari proprio con VtB.
Sta di fatto che ormai sono sempre più pressanti le richieste, oltre che dell'Eurotower, anche di Bruxelles, Bankitalia e governo italiano. Inoltre, man mano che la guerra in Ucraina si esacerba sta diventando sempre più oneroso abbandonare Mosca, che di recente ha imposto una nuova stretta sulle banche occidentali. Dopo i paletti già introdotti alle dismissioni che rendono difficile se non impossibile abbandonare Mosca, infatti, un tribunale russo ha condannato Strabag, controllata dall'austriaca Raiffeisen, a pagare un maxi-risarcimento di 2 miliardi di euro nell'ambito di una controversia sorta da una denuncia della società russa Rasperia. Secondo più osservatori, di là del merito della sentenza, la mossa viene letta come un monito alle banche occidentali che stanno valutando l'addio al Paese. Un'autentica muraglia che diventa sempre più alta anche per Unicredit, alla quale ormai non resta che sperare che la guerra in Ucraina finisca presto. Magari grazie all'insediamento della nuova amministrazione Trump, che ha già affermato più volte di voler fermare il conflitto.
Resta che la debolezza russa di Unicredit potrebbe essere un forte argomento da sollevare in ottica golden power per fermare la scalata a Bpm.Intanto ieri sera Piazza Meda, su richiesta Consob, ha precisato che il prezzo che Unicredit offre per le azioni Bpm al 16 dicembre ha uno sconto implicito per il 14,2%.
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