“In commissione Giustizia alla Camera era il giorno del parere del governo sugli emendamenti alle legge sulle unioni civili. Bene, il governo si è detto contrario a tutti gli 889 emendamenti presentati, molti anche da esponenti della sua maggioranza. I "cattolici" che li hanno scritti come voteranno?”. Se lo chiede con un post su Facebook Mario Adinolfi, direttore de La Croce e candidato sindaco a Roma per il Popolo della Famiglia, e uno dei più feroci oppositori al ddl Cirinnà sulle unioni civili.
Di questi 889 emendamenti ben 550 sono stati presentati dalla Lega Nord che si è detta disponibile a ritirarne una buona parte se il governo avesse acconsentito ad apportare almeno alcune modifiche, ma la relatrice del testo a Montecitorio, Micaela Campana e il governo ha dato parere negativo. Anche Forza Italia, con Antonio Palmieri, ha chiesto di discutere sulla possibilità di cambiare il testo approvato dal Senato, ma dalle prime votazioni in Commissione c'è un bocciatura completa degli emendamenti proposti. È intenzione di Matteo Renzi, infatti, far approvare la legge entro il 5 maggio e non esclude che il governo possa porre nuovamente la fiducia così come accaduto in Senato.
Ma perché il governo ha tanta fretta e tanto bisogno di blindare il testo alla Camera dove i numeri sono sicuri? Lo spiega al giornale.it il deputato forzista Antonio Palmieri:"Il governo non teme tanto le modifiche delle opposizioni quanto quelle che possono arrivare proprio da quella parte del Pd che considera la legge troppo 'morbida' e che, magari, puntano a riportare il testo alla versione originaria, quindi con la stepchild adoption". "Anche oggi, per esempio, la deputata dem Michela Marzano ha dichiarato di voler firmare l'emendamento della collega di Sel, Marisa Nicchi, che puntava a certificare come queste unioni siano a tutti gli effetti un'istituzione familiare. In pratica, quello che sosteniamo anche noi, ossia che queste unioni siamo un matrimonio mascherato", spiega Palmieri.
"Poi - conclude il deputato forzista - il governo ha fretta di chiudere perché la discussione arriverà in Aula a circa un mese dal voto delle amministrative e vorrà evitare che la legge sulle unioni civili riempia per giorni le prime pagine dei giornle come avvenuto al Senato. Prima chiudono e meglio è."
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