Sono soprattutto donne, in cerca di una laurea mancata (prima) per un avanzamento di carriera. Sono diciannovenni con un background scolastico non liceale e voti di maturità più bassi che non vogliono (o non possono) accollarsi le spese di un trasferimento. Sono giovani provenienti da università statali e non statali che non sono riusciti a concludere in precedenza il proprio percorso di studi e attratti dall'idea del tutoraggio. Sono questi gli identikit dello studente-tipo delle università telematiche. Numerosi, sempre di più, a tal punto che l'ultima rilevazione ha registrato il sorpasso: le telematiche con l'11% sul totale nazionale di iscritti hanno superato le università non statali. Non era mai successo prima. Succede ora ma è solo l'inizio di un trend che non solo non si invertirà ma è destinato a salire.
Le immatricolazioni a corsi di laurea triennali e ciclo unico on line sono state 25.133 (il 7,58% del totale nazionale) e gli avvii di carriera magistrale 17.406 (l'11,64% del totale nazionale). Il totale quindi sono quei 42.539 nuovi universitari telematici che supera ormai i 36.529 degli iscritti agli Atenei non statali. È questo uno dei punti focali analizzati dal Secondo Rapporto del Milan Higher Education Observatory (MHEO), promosso dall'Università degli Studi di Milano in collaborazione con Cineca (consorzio interuniversitario specializzato in servizi informatici) sugli ultimi dati disponibili che riguardano l'anno 2021/2022. Ma evidenziano la crescita già a partire dal 2018. «Non considerare la didattica a distanza, per le università statali e non statali è un'occasione sprecata», ha commentato Matteo Turri, docente di Economia Aziendale della Statale di Milano e responsabile scientifico di MHEO - Significa infatti per gli atenei statali e non statali una minor capacità di attrazione degli studenti in un contesto demografico in cui il numero dei diciannovenni è destinato a diminuire e una mancanza di attenzione agli studenti con background scolastico più debole, provenienti da territori svantaggiati e impossibilitati a dedicarsi a tempo pieno allo studio». Resta invece per ora enorme il divario con le università statali, con oltre 400mila nuovi iscritti. Ma tutto cambia molto rapidamente. Basti pensare che le università telematiche risultano prime anche per numero di corsi erogati a distanza. Nell'anno 2023/2024 sono stati 83 per le lauree triennali, 60 per quelle magistrali e 7 per quelle a ciclo unico, per un totale di 150 corsi.
Quelle non telematiche, invece, hanno offerto 31 corsi di laurea con didattica telematica, quasi tutti erogati da Atenei statali (26): probabilmente è anche per questo che solo il 5,11% di chi si iscrive a un corso erogato in modalità telematica lo fa in un Ateneo statale o non statale. «Tra le attrattive principali delle università telematiche c'è la possibilità di conciliare lavoro e studio ed evitare di spostarsi da casa.
Anche se i dati mostrano che esiste un divario significativo in termini di assicurazione della qualità e nella produzione scientifica», conclude Turri che si riferisce alla valutazione periodica dell'accreditamento quinquennale: la media ottenuta dalle telematiche è di 5,10, contro il 6,40 delle statali e non statali. Il dato è riferito ai 5 anni che vanno dal 2015 al 2019. Il Covid ha cambiato molte cose. Il futuro ora è una scommessa per tutte.
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