
Non è che ce ne fosse bisogno. Dopo la sua comparsata del mese scorso alla Conferenza di Monaco, sappiamo bene cosa pensa il vicepresidente americano JD Vance di noi europei: non alleati, ma parassiti, non democrazie, ma traditori dei sacri valori della tradizione, incarnati dalle destre populiste che infatti quaggiù si farebbe di tutto, ma proprio di tutto, pur di non lasciar loro vincere le elezioni come i popoli chiaramente desiderano. Sicché, quando ieri in seguito a un errore tra il dilettantesco e il comico sono state inoltrate anche al direttore della rivista americana The Atlantic comunicazioni «ultraconfidenziali» dedicate alle operazioni militari Usa contro gli Houthi yemeniti, non ci si è troppo meravigliati che il loro contenuto trasudasse disprezzo verso gli europei. «L'amministrazione Trump mi ha inviato per sbaglio un messaggio coi suoi piani di guerra ha scritto in un articolo uno stupefatto Jeffrey Goldberg - I leader della sicurezza nazionale degli Stati Uniti mi hanno incluso in una chat di gruppo sui prossimi attacchi militari nello Yemen: non pensavo fosse vero, ma poi hanno cominciato a cadere le bombe».
Un imbarazzato Donald Trump ha dovuto confermare i fatti, ma ha sostenuto di non saper nulla della vicenda, e ha colto l'occasione per definire The Atlantic, che ha una linea ben lontana da quella della sua amministrazione, «un magazine terribile». Più terribili sono però le parole pronunciate da JD Vance e da Pete Hegseth, capo del Pentagono, nella chat su cui si sta ridendo per non piangere. Il tutto riportato parola per parola da Goldberg. Vance scrive al team «confidenzialissimo» che «penso che stiamo commettendo un errore: solo il 3% del commercio Usa passa dal Canale di Suez, contro il 40% di quello europeo. C'è il rischio reale che il (nostro) pubblico non capisca perché questa azione sia necessaria...». Poi continua: «Se ritenete che dovremmo comunque farlo, allora andiamo. Però detesto l'idea di salvare gli europei ancora una volta»: europei che sono appunto, nell'ottica «strategica» dell'amministrazione Trump, null'altro che concorrenti commerciali e parassiti militari.
Tre minuti dopo, arriva la replica di Hegseth a Vance: «Condivido in pieno la tua critica degli approfittatori europei. È PATETICO. Ma è anche vero che siamo gli unici sul pianeta (dalla nostra parte almeno) che possono fare questo. Nessun altro può nemmeno avvicinarcisi...». A questo punto interviene un certo S.M., verosimilmente il consigliere del presidente Stephen Miller: «Mi pare che il presidente sia stato chiaro: luce verde, ma faremo presto sapere all'Egitto e all'Europa cosa ci aspettiamo in cambio. Dobbiamo anche pensare a come rendere efficace questa richiesta: se l'Europa non ci compensa, noi che facciamo? Se gli Usa ripristinano la libertà di navigazione a un alto costo, dobbiamo ricavarne in cambio qualche vantaggio economico». Dieci minuti dopo, il capo delle Forze armate Usa Hegseth replica secco: «Sono d'accordo».
Tutto chiaro? Che gli europei siano per questa
amministrazione americana un fastidio da gestire per ricavare denaro, è noto. Forse dovrebbe altrettanto preoccuparci la sua difficoltà a gestire professionalmente le cose serie. Chissà come se la ridono a Mosca, per esempio...
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