Joe Biden «dovrebbe dimettersi ora». Il candidato alla vicepresidenza repubblicana, JD Vance non aspetta nemmeno l'inizio dell'appuntamento del giorno, il primo comizio in ticket con Donald Trump, che si svolto nella notte italiana a Grand Rapids, Michigan, a una settimana dall'attentato in Pennsylvania. L'evento, organizzato al chiuso tra imponenti misure di sicurezza nella Van Andel Arena, deve ancora partire quando l'aspirante numero due alla Casa Bianca decide di colpire duro, lanciare la volata a Trump spingendosi laddove nemmeno «The Donald» è arrivato finora, chiedendo cioè l'uscita di scena di Biden «now», proprio adesso. Una sorta di antipasto prima del piatto forte: il discorso del candidato repubblicano in uno Stato-chiave decisivo per strappare la Casa Bianca ai democratici, il primo dopo aver ricevuto la nomination alla Convention repubblicana di Milwaukee, in Wisconsin.
A qualche ora dal via al «rally» in Michigan (uno dei sei Stati in bilico in cui si giocheranno le presidenziali Usa 2024), il promesso vice di Trump interviene su X non solo per demolire la candidatura di Joe Biden, il presidente in carica tartassato dal partito e dai finanziatori perché si ritiri dalla corsa alla Casa Bianca e, nel frattempo, rinchiuso nella sua casa nel Delaware per riprendersi dal Covid. Vance prende di mira la presidenza stessa, mettendo in discussione la capacità di Biden di gestire l'Amministrazione da qui a novembre, data del voto. «Tutti quelli che invitano Joe Biden a ritirare la candidatura senza chiedergli anche di dimettersi dalla presidenza dimostrano un livello assurdo di cinismo. Se non puoi candidarti, non puoi servire. Dovrebbe dimettersi ora», è il contenuto dell'intero messaggio di Vance.
Con queste parole, il senatore dell'Ohio conferma - se ce ne fosse ancora bisogno - il suo profilo di trumpiano più trumpiano di Trump, visto che il candidato alla presidenza ha evitato fin qui di infierire sullo stato di salute del suo avversario. Con questo messaggio rivolto sia a Biden che al suo entourage, Vance conferma la linea già emersa alla Convention. «The Donald» si ritaglierà d'ora in poi un ruolo più compassato, autorevole e presidenziale, Vance si rivolgerà alla base con i toni forti che l'elettorato repubblicano pro-Trump ha sempre amato.
Mancano meno di quattro mesi all'appuntamento e la partita si giocherà in sei Stati chiave, quattro dei quali nella Rust Belt, la «cintura» ex motore industriale degli Stati Uniti e culla della classe operaia bianca alla quale Vance ha dedicato il suo bestseller «Hillbilly Elegy», storia del proprio riscatto sociale e guida all'America più profonda. Oltre a Pennsylvania, Wisconsin e Ohio, il Michigan è fra questi, teatro del primo comizio del ticket Trump-Vance. «Non dimenticherò mai da dove vengo», ha già detto il senatore dell'Ohio, nato povero e figlio di una ex alcolista, che ha ricordato il suo passato per entrare in sintonia con quegli elettori. Il suo è stato l'appello a «tutte le comunità dimenticate», a quella working class che soffre in questo momento e di cui Vance e Trump vogliono diventare i paladini. Qui, fra questa gente, si gioca la sfida per il futuro dell'America. Donald avanza nei sondaggi e fra i donatori.
Fra una settimana, il 28 luglio, si terrà in New Jersey uno dei «ricevimenti» alla presenza di Trump, per raccogliere fondi. Ci vorranno 3.300 dollari solo per partecipare, 75mila per farsi una foto e fino a 500mila per stare al tavolo con il candidato-presidente.
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