La fornitura dei tank a Kiev ha scatenato l'ira di Mosca, che ha appreso la notizia rispondendo con una lunga serie di bombardamenti aerei su Kiev, Odessa, Mykolaiv, Zhytomyr e Zaporizhzhia. Due caccia dell'Aeronautica militare russa (un MiG-31K e velivolo da sorveglianza) sono decollati ieri mattina dalla base di Machulishchy, in Bielorussia, altri dagli hub di Saratov. I Mig erano dotati di missili Kinzhal. Razzi balistici ipersonici in grado di volare a dieci volte la velocità del suono (12mila km all'ora), modellando traiettorie pensate per ridurre drasticamente le probabilità d'intercettazione. L'aviazione ucraina e le batterie anti-aeree hanno individuato e abbattuto 47 dei 59 missili lanciati, neutralizzato anche 17 droni, ma i danni provocati dall'offensiva sono stati ingenti. Il bilancio parziale è di 13 morti e di almeno una cinquantina di feriti, senza contare i problemi cagionati alla rete energetica. La fornitura di energia elettrica a Kiev e in tre regioni dell'Ucraina è stata interrotta. Blackout di emergenza si sono verificati nel corso della giornata anche nell'oblast di Odessa. Secondo il principale fornitore privato in Ucraina, la Dtek, l'interruzione di energia potrebbe durare diversi giorni. I vertici militari hanno invitato la popolazione a rimanere nei rifugi nonostante la situazione si sia più o meno normalizzata nel pomeriggio, quando altri missili sono stati abbattuti mentre stavano attraversando i cieli di Vinnytsia (Karkiv).
Sul lancio dei Kinzhal c'è la firma di un Putin furente per la questione della commessa di carri armati a Zelensky da parte dell'Occidente. Già, ma risulta al momento difficile stabilire quando Kiev otterrà concretamente i sospirati tank. La versione ottimistica viene tracciata dal viceministro della Difesa polacca Wojciech Skurkiewicz: «Sono convinto che la Polonia consegnerà i primi 14 carri armati Leopard all'Ucraina entro poche settimane». Diversa la tempistica annunciata dalla Gran Bretagna per i Challenger 2. Si parla di due mesi, come spiega il sottosegretario alla Difesa Alex Chalk, «l'intenzione è che sia tutto pronto per la fine di marzo». I carri armati, come più volte sostenuto dal comandante in capo dell'esercito ucraino Zaluzhnyi, sarebbero di vitale importanza per una nuova e forse definitiva controffensiva nei confronti degli invasori. Washington da parte sua ha ribadito la consegna di 31 carri armati Abrams, ma non prima di aprile. «Numeri e tempi sono cruciali», si affretta a puntualizzare Zelensky, che ha chiesto anche missili a lungo raggio e aerei da combattimento. Alcuni velivoli sarebbero però arrivati: secondo il quotidiano polacco Dziennik Gazeta Prawna, Varsavia avrebbe recapitato diversi aerei MiG-29 all'Ucraina in almeno un paio di occasioni (aprile e dicembre), facendoli risultare come forniture di pezzi di ricambio. Anche il Marocco ha offerto 20 carri armati T-72, ironia della sorte di fabbricazione sovietica, che sono in fase di modernizzazione nella Repubblica Ceca.
Su quelli che potrebbero essere i nuovi scenari sul campo di battaglia è intervenuto Dimitri Rogozin, ex vicepremier russo, ed ex capo dell'agenzia spaziale Roscosmos, che ha riferito che le truppe di Mosca stanno progettando di utilizzare la loro piattaforma robotica da combattimento Marker per frenare l'assalto dei tank. Il Marker è un veicolo terrestre senza pilota, equipaggiato con mitragliatrici da 7,62x54 mm e due proiettori missilistici anticarro. Rogozin ha raccontato che 4 Marker saranno destinati alle battaglie del Donbass nei primi mesi di febbraio. «Prevediamo di utilizzarli contro i carri armati, ma anche in sostituzione dei nostri soldati nelle missioni pericolose».
Nel 336esimo giorno di guerra si apprende che il reggimento Azov è diventato la terza brigata d'assalto
delle forze di terra di Kiev. Primo obiettivo la riconquista di Soldedar, nelle vicinanze di Bakhmut. Mentre la Russia sta accumulando forze nelle aree di Brjansk, Kursk e Voronezh, così come sulla riva sinistra del Dnepr.
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