Veneto, la Moretti si smarca dagli indagati del Mose

Il candidato governatore in difficoltà per l'indagine che ha colpito i big del partito Zoggia e Mognato. E mette subito le mani avanti: "Spazzare via le foglie secche dal partito"

Veneto, la Moretti si smarca dagli indagati del Mose

C'è una pesante ipoteca che imbarazza Alessandra Moretti e rischia di pesare sulla sua candidatura a governatore del Veneto nel 2015. La recordwoman di preferenze nel Nordest (alle Europee prese 230mila voti) ha stravinto le primarie per la Regione con il 66% di preferenze e si appresta a sfidare il governatore uscente Luca Zaia.

L'insida maggiore, però, potrebbe arrivare dall'interno del partito prima ancora che dall'avversario leghista. Il Pd veneto è stato infatti colpito dalla bufera che ha colpito i deputati piddì Davide Zoggia e Michele Mognato, da venerdì formalmente indagati per finanziamento illecito ai partiti. L'inchiesta è quella del Mose, storie di tangenti e mazzette in salsa lagunare, i protagonisti dem tra i big del partito.

Già, perché Zoggia e Mognato erano e restano due "pezzi da novanta" nella sezione veneta del Pd e il primo fu anche responsabile organizzativo del partito sotto la segreteria di Epifani. Due figure insomma troppo ingombranti perché la Moretti potesse far finta di nulla.

Ed è così che la candidata alla poltrona di governatore ha sin da subito messo le mani avanti, invocando un "vento nuovo" sin dal discorso di sabato a Padova: "Bisogna spazzare via le foglie secche che rischiarno di far marcire il nostro partito", ha spiegato la Moretti.

Il messaggio è molto chiaro, come le parole d'ordine a cui si vuole ispirare il nuovo corso: chiarezza, trasparenza, pulizia. "Serve un atto di coraggio - prosegue l'esponente Pd - Un passo indietro da parte di chi rischia di compromettere la forza e l'immagine di un partito che, a causa degli intrecci perversi tra mafia, politica e potere, appare corrotto."

Insomma, senza generalizzare (perché "non possiamo permettere che il buio che sta travolgendo il Veneto renda tutte le vacche nere"), ma è bene che chi è coinvolto "faccia un passo indietro, per potersi difendere meglio nelle sedi opportune".

Una presa di posizione molto netta,

che ha subito trovato eco nelle parole del segretario regionale Roger De Menech, che si è spinto fino a chiedere pubblicamente l'autosospensione dei due deputati. I diretti interessati, per ora, tacciono.

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