«Bancarotta? Bancarotta de che?». In una recente intervista alle Iene l'immobiliarista Danilo Coppola, estradato dagli Emirati Arabi dove era latitante dopo una condanna definitiva a sette anni per bancarotta fraudolenta del luglio 2022, sostiene di essere innocente. E che le sue vicende giudiziarie, iniziate all'epoca delle scalate a Banca Antonveneta e soprattutto alla Bnl d'inizio anni Duemila, non siano altro che un complotto nei suoi confronti ordito dai poteri forti della finanza impressionati dall'ascesa di personaggi outsider, come lo era lui, che definirono «i nuovi lanzichenecchi». Quella di Coppola è la storia di un imprenditore dal successo troppo fulmineo: a 38 anni era arrivato ad avere un patrimonio di 3,5 miliardi di euro, una fortuna che nel 2005 gli valse la 21esima posizione tra le persone più ricche d'Italia. Aveva yacht, un aereo privato e un impero composto da 2.380 immobili. Nato a Roma nel 1967, era figlio di un modesto costruttore edile, attività che ha preso in mano a 28 anni dopo la scomparsa del padre. Era arrivato a mettere piede in un santuario della finanza italiana come Mediobanca, di cui deteneva circa il 5% tra azioni e derivati. A cui aggiungeva un altro 5% della Bnl e al 2% di Banca Intermobiliare: tutte acquisizioni a debito. Uno scrigno di partecipazioni che però non lo ha mai portato al centro nevralgico del potere finanziario come avrebbe ambito. Il suo tocco, se così vogliamo definirlo, ha iniziato a declinare proprio in seguito alle scalate bancarie, vicende tutte finite al centro di note inchieste giudiziarie. Nell'ambito di questa vicenda, insieme a Stefano Ricucci, Gianpiero Fiorani e altri faceva parte dei cosiddetti «furbetti der quartierino», un'espressione che fu usata per primo dallo stesso Ricucci in un'intercettazione a proposito dei gruppi stranieri che avevano messo gli occhi su Antonveneta e Bnl ma che, poi, con lo scoppio dello scandalo di «Bancopoli» finì per essere usata contro di loro. Coppola, secondo i magistrati, faceva parte degli alleati occulti di Fiorani, all'epoca alla guida della Banca Popolare Italiana, che aveva cercato di scalare Antonveneta dopo aver finanziato l'assalto alla Bnl. Nell'estate del 2005, la Procura di Milano sequestrò le azioni di Antonveneta possedute da Coppola insieme alle plusvalenze che secondo i giudici erano state ottenute alterando artificiosamente il prezzo del titolo. Le vicissitudini di «er cash» - così era chiamato l'immobiliarista all'apice del successo - erano solo all'inizio: nel 2006 venne accostato perfino alla Banda della Magliana, una ricostruzione poi smentita dalla Direzione distrettuale antimafia. Nel marzo del 2007 conosce per la prima volta il carcere, dopo l'arresto con le accuse di bancarotta fraudolenta, riciclaggio, associazione a delinquere e appropriazione indebita. Gli vengono sequestrati 120 milioni. Claustrofobico, passa 104 giorni in isolamento in cui tenta più volte il suicidio e un'evasione. Condannato a 6 anni per bancarotta in primo grado per il crac di una delle sue aziende, dopo due anni e mezzo di carcere, nel 2010 salda il contenzioso col Fisco versando 160 milioni, che però non sono sufficienti. Nel 2013 l'immobiliarista ottiene infine l'assoluzione. Nel 2016, però, arriva un'altra condanna a 9 anni per bancarotta relativa a un'altra decina di società del gruppo.
Lo stesso anno viene arrestato con le accuse di bancarotta e sottrazione fraudolenta nell'ambito di un'operazione immobiliare a Milano, nel quartiere Porta Vittoria. Vicenda che lo porterà, nel luglio 2022, alla conferma in Cassazione della condanna a 7 anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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