«Ho errato come tutti gli uomini, non ho commesso viltà. Di quello che ho fatto non mi pento». Potrebbe considerarsi il manifesto dell'ex primula rossa Matteo Messina Denaro, contenuto in un compendio dei suoi pensieri affidati a dei quaderni che sono stati rinvenuti dai carabinieri del Ros nei covi in cui ha vissuto alla luce del sole malgrado fosse il primo dei latitanti ricercati in tutto il mondo. Sono dei taccuini rilegati e abbelliti con foto proprie, dei viaggi effettuati in latitanza, e con immagini di riproduzioni di opere di Vincent Van Gogh, libriccini in cui raccoglie i pensieri più intimi dal 2003 al 2016, di cui ha dato un'anticipazione Repubblica.
Il padrino scrive le sue memorie, perché domani il mondo lo veda così come lui ritiene di essere, ma soprattutto perché la figlia Lorenza, che per 27 anni lo ha rinnegato, avvicinandoglisi prima della sua dipartita il 25 settembre 2023, lo veda senza le «influenze» di «quella» (la madre Franca Alagna). Vuole che la figlia si faccia una propria opinione leggendo «senza filtri» la sua vita e non lo veda attraverso le ricostruzioni che ne fanno i giornalisti, di cui il boss dei boss non ha un'alta opinione, e i ritratti che ne ha delineato lo Stato, di cui si sente vittima: «Le sentenze che mi riguardano sono state determinate dalla politica e dalle campagne giornalistiche».
«Deciderà lei se leggerlo o bruciarlo» scrive il padrino in quanto «Solo io potevo dirle la verità sulla mia vita, nuda e cruda quale è stata, perché solo io conosco la mia vita, e non gli altri che hanno sempre abusato di parlare di me, e su di me. Pensavo che glielo dovevo».
Rivolgendosi direttamente alla figlia dice: «Non sono e non mi sento un criminale. Soltanto che la vita, quando ero un ragazzo, mi ha messo davanti a un bivio: vivere o morire. Ho scelto di vivere con tutto quello che ne è conseguito». In un altro passo spiega la latitanza iniziata nel '93, dopo le stragi: «La vita per me è finita a 31 anni; il resto è stato solo un interminabile strascico». La sua vita però è fatta anche di cose belle, come il viaggio in Veneto, di cui riporta sei foto in cui appare un uomo qualunque, turista tra i turisti all'Arena di Verona nel 2006: jeans, camicia bianca, sneaker e occhiali da sole. Le inserisce nel 2014 commentando a mo' di sfottò l'identikit che di lui hanno fatto dagli investigatori: «Queste foto sono state fatte nel 2006. Nello stesso preciso periodo hanno fatto un identikit su me dove sembrava avessi 85 anni e 5 mesi. In verità in quel periodo ero come in queste foto».
Nei libriccini c'è tutto Matteo, anche quello dei classici che cita per spiegare tante cose e quello che dedica frasi d'amore alla sua Blu, ovvero la maestra Laura Bonafede, di recente condannata a 11 anni e 4 mesi di reclusione per avere favorito la latitanza del padrino.
Nel vangelo secondo Matteo Messina Denaro: «Le armi rappresentano un
importante momento educativo della vita» e «Se non riesci a vincere con le parole imbraccia le armi». Ed è quello che avrebbe fatto lui: «Non ho mai usato cortesie con chi ha una spada in pugno, ho sempre cercato lo scontro».
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