Un viaggio al centro dell'estrema bellezza

Scervino si ispira alla diva Ava Gardner, Elisabetta Franchi pesca nell'immaginario fumoso anni '20

Un viaggio al centro dell'estrema bellezza

Come si entra nella bellezza? Ermanno Scervino risponde con un nome: Ava Gardner. Di lei Louis Mayer, potente e dispotico capo della Metro Goldwin Mayer disse: «Non sa parlare e tantomeno recitare, ma è l'animale più bello del mondo, arruolatela». Lo stilista fa un po' la stessa operazione e arruola la diva come icona di riferimento della collezione per il prossimo autunno/inverno. Comincia così una ricerca a tutto tondo sullo stile di Ava che partiva sempre dal cosiddetto «reggiseno a proiettile», l'arma segreta delle donne negli anni Cinquanta per inventarsi una silhouette da pin up senza cadere nella volgarità. Oggi quelle punte impertinenti sarebbero insensate e soprattutto abbiamo visto ben altro per esempio nei reggiseni a cono creati da Gaultier per il Blonde Ambition Tour di Madonna. Ma il seno che sporge su un busto esile fa risaltare il punto vita e su questo Scervino è imbattibile: costruisce perfino i capi più sportivi e alcuni maglioni con le strategiche pinces che fanno il vitino da vespa. Insomma con quest'idea in testa scolpisce a mano nel pizzo un miniabito a bustier, poi ne fa un altro in tecno duchesse e infine disegna un modello a vita alta da diva che sotto al reggiseno-proiettile tempestato di cristalli e paillette ha una cascata di chiffon tagliato in sbieco e plissettato. Non mancano le pellicce enormi, coloratissime, sontuose e fatte di lana. Tra i pezzi più belli una cappa in maglia nera tempestata di paillettes, gli abiti da sera in chiffon verde chartreuse e il trench di nappa rossa indossato da una modella con i capelli color fragola. Sul fascino di Hollywood negli anni '50 lavora anche Maximilian Davis, giovanissimo designer di Ferragamo. «Era la seconda casa di Salvatore» dice dopo un'oceanica sfilata di modelli tanto chic quanto noiosi perché non basta un taglio di rosso nel nero del trench di pelle e una borsa gigantesca sulla spalla per darti il brivido di eccitazione del divismo. Invece la riedizione della scarpa con il tacco assente creata da Salvatore nel 1956 è divina e tutte le borsette di taglia normale sono una meraviglia. Elisabetta Franchi guarda agli stilemi degli anni Venti del secolo scorso attraverso un caleisoscopio immaginario. A ogni giro scopre una nuova angolazione: l'architettura decò dei grattacieli tipo l'Empire State Building di New York, l'eleganza sportiva dell'indomita aviatrice Amelia Earhart, lo stile libertino e libertario delle cosiddette «flappers» negli speakeasy più fumosi di New York e il magnetismo sensuale delle donne di Tamara de Lempicka. Mescolando il tutto con la sua passione per frange e perline, con tacchi alti ma sempre dotati di plateau oltre che con una sana allergia a tutto ciò che è retrò e avrete una Franchi nuova. Da Ferrari è di scena il rosa, colore che il brand del Cavallino fa solo su ordinazione ma che è in divenire come la bellezza e la velocità. Rocco Jannone lo usa come punteggiatura del lettering sui pullover ma anche come complemento oggetto del rosso. Il resto? Tagli impeccabili e tessuti pazzeschi come il Cycle Satin coperto da brevetto perchè si tratta di un materiale recuperato dai copertoni.

Da Philippe Model accanto alle sneakers strepitose compare un sistema di abbigliamento completo e convincente per lui e per lei. Bellissima la maglieria. Da MSGM c'è un po' troppo di tutto: colore, fake fur, scarpe e cappelli pelosi, corto e lungo. Ci rifaremo con l'estate? Di sicuro perché Giorgetti è un vero creativo.

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