
«Abbiamo una ferita molto grave. È partito un colpo e ha colpito al viso la collega». È l'audio della telefonata fatta il 16 maggio 2024 al 118 dall'ex comandante della polizia locale di Anzola Emilia, Giampiero Gualandi (nella foto a destra) - dopo aver colpito nell'ufficio del comando Sofia Stefani (nella foto a sinistra), l'ex collega 33enne con cui aveva una relazione sentimentale - fatto sentire nell'aula della Corte di Assise di Bologna che lo sta processando per omicidio volontario aggravato. Gualandi ha sempre sostenuto che si è trattato di un incidente, che lo sparo è partito per errore mentre stava pulendo la pistola d'ordinanza.
Nel corso dell'udienza è emerso che tra vittima e imputato c'era un «contratto di sottomissione sessuale» sottoscritto un anno prima del delitto. I magistrati lo hanno scoperto analizzando i dispositivi elettronici e l'avvocato di parte civile, Andrea Speranzoni, ne ha parlato chiedendo l'ammissione delle prove. Nel contratto l'ex comandante si «definiva padrone, colui che tutto può sulla sua schiava». «Era solo un gioco, non ha nessuna validità, nessuna efficacia giuridica. Nella vita sessuale gli adulti possono fare quello che vogliono», ha replicato la difesa di Gualandi, aggiungendo che il contratto di sottomissione viene dal capitolo 11 del libro «50 sfumature di grigio».
Una legame tormentato, quello tra Stefani e il suo assassino. Una relazione, secondo la Procura, fortemente squilibrata per l'età e per la vulnerabilità della donna, costituita da un'alternanza di momenti di quiete e di tensione, fino al tragico epilogo. Per la pm Lucia Russo nei giorni che precedettero l'omicidio, Gualandi era prigioniero di un castello di menzogne che aveva costruito lui stesso. Nonostante l'interruzione del rapporto avvenuta ad aprile del 2024, perché la moglie dell'ex comandante aveva scoperto la liaison clandestina, la relazione era ripresa a pochi giorni di distanza, nella piena inconsapevolezza della consorte. Nella fase che precede il delitto, secondo l'accusa, Gualandi assume comportamenti di assoluta doppiezza, mandando alla Stefani messaggi confermativi del rapporto affettivo e sessuale mentre alla moglie, negli stessi minuti, scriveva di essere tormentato dalla collega. Insomma, una situazione da cui non sapeva come tirarsi fuori.
Sulle modalità di pulizia della pistola è stato sentito come testimone il luogotenente Luca Ghirelli, comandante della stazione dei carabinieri di Anzola Emilia: «Ho 32 anni di carriera, di armi ne ho
pulite. Le regole base sono fondamentali perché non si ferisca nessuno: non si può fare la pulizia con il caricatore inserito. In qualsiasi luogo di polizia ci deve essere uno spazio deputato allo scaricamento dell'arma».
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