Il vincitore rilancia la destra: "Ora la redenzione siciliana"

Primo discorso di Musumeci: "Ora restituire fiducia agli elettori". Frecciata a M5s: basta linguaggi violenti

Il vincitore rilancia la destra: "Ora la redenzione siciliana"

Il suo pizzo, usato come brand pubblicitario all'inizio della campagna elettorale con la sua sagoma stilizzata e la scritta «il pizzo che piace ai siciliani», segna una svolta a Palazzo d'Orleans, la sede della presidenza della Regione. Sì, perché con Nello Musumeci non entra solo un governatore di centrodestra nel palazzo più importante della Sicilia ma anche, e soprattutto, l'uomo di destra che Musumeci è sempre stato, senza deviazioni, dalla destra monarchica al Msi, da An allo strappo con il partito di Fini quando non lo condivideva più, sino al suo #diventerà bellissima con cui sin dal 2014 lui ha cominciato la sua personale campagna elettorale che oggi lo porta alla carica di governatore di Sicilia. Un uomo di destra torna nel Palazzo. E non è casuale che un uomo di destra qual è Musumeci abbia trovato in Fratelli d'Italia e in una giovane donna anche lei di destra Giorgia Meloni, l'appoggio principale alla sua candidatura. È stata proprio la leader di Fdi la prima a schierarsi con lui e ad appoggiarlo quando ancora sembrava una chimera il centrodestra unito che oggi ha portato Musumeci, al terzo tentativo, alla vittoria. Ed è stata proprio la Meloni a volare ieri subito a Catania quando i primi dati hanno confermato che sì, Musumeci ce l'aveva fatta: «Questo successo dimostra che non è vero che si vince al centro, si vince con identità chiare», ha esultato la leader di Fdi.

Musumeci no, non ha esultato, non è nel suo stile. Lui, per ringraziare e ribadire il suo impegno per la Sicilia, ha atteso che lo spoglio avesse raggiunto almeno il 70 per cento. Quindi si è presentato al suo comitato catanese per un discorso che è stato quasi una dichiarazione programmatica, prima di spostarsi a Palermo per ringraziare l'altra grande comunità, quella del capoluogo siciliano, che gli ha permesso di realizzare un sogno inseguito da oltre dieci anni.

Un discorso istituzionale, quello pronunciato da un Musumeci molto poco di destra soltanto nella visibile commozione. «Sarò il presidente di tutti i siciliani, di chi ha ritenuto di sostenermi, di chi legittimamente ha scelto altri candidati e di chi non ha partecipato al voto. Il primo compito sarà quello di recuperare il 50% di siciliani che ha deciso di non votare, lavoreremo per restituire credibilità e autorevolezza alla politica. Un sondaggio di qualche ora fa dice che solo il 12% di siciliani ha fiducia nella Regione, è un dato preoccupante che deve far riflettere tutte le forze politiche». Qualche frecciata ai grillini non è mancata. Ma con lo stile che contraddistingue l'uomo di destra Musumeci: «È stata una campagna elettorale dura, difficile, anche con qualche caduta di stile. Ma ormai è acqua passata. Basta linguaggio violento e delegittimazione dell'avversario. Ora tutti ai remi per la redenzione di questa terra». Cita Verga, il neo governatore. Ma per dire che vuole che la Sicilia, «terra amara e bellissima» non sia più la terra dei vinti. Dedica la vittoria ai suoi figli (e qui la commozione la trattiene a stento, lui ne ha perso uno) e a tutti i figli di Sicilia. E poi l'omaggio agli alleati: «Grazie della fiducia alla coalizione di centrodestra - dice citando i leader uno per uno, da Berlusconi alla Meloni, da Salvini a Cesa e a Stefano Parisi - insieme riusciremo a risalire la china». E poi l'impegno antimafia: «È un prerequisito dal quale non mi sono mai allontanato, deve diventare l'impegno di tutti i siciliani».

Infine, l'orgoglio del siciliano doc, l'altolà a velleità separatiste: «A chi dall'alto ci guarda

con sufficienza vogliamo dire che noi crediamo davvero nell'unità d'Italia. Ma l'unità d'Italia si realizza se il Sud cresce con le stesse opportunità offerte alle regioni del Nord. L'Italia unita è una garanzia per tutti».

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