Vincono Raggi e Di Maio: "È già un Conte dimezzato"

La candidatura a Roma ha fatto saltare il banco dell'alleanza. L'ex avvocato del popolo non è riuscito a imporre la sua linea. "Di Maio si è infilato in un vuoto di potere"

Vincono Raggi e Di Maio: "È già un Conte dimezzato"

Un Conte già dimezzato, il nuovo Godot. Nel Movimento 5 Stelle le parole riservate a Giuseppe Conte stanno assumendo i toni della critica molto aspra. E si sprecano le ironie, anche se dal retrogusto amaro. Sembrano lontani anni luce gli elogi di quando l’ex avvocato del popolo si accomiatava da Palazzo Chigi. Il caso-Roma ha segnato un passaggio traumatico: è bastata la ferrea intenzione di Virginia Raggi a far saltare il banco dell’alleanza con il Partito democratico. Con tanti saluti all'intesa che Conte aveva siglato con Goffredo Bettini e di conseguenza con Nicola Zingaretti, che prevedeva la candidatura del presidente della Regione Lazio al Campidoglio e un accordo dem-5S per le Regionali. La sindaca si è mossa con la forza dell’endorsement di Beppe Grillo, che non ha mai “sfiduciato” la numero uno del Campidoglio. E ha forzato la mano, pubblicando un post sul blog delle stelle, nelle mani del nemico dei grillini, Davide Casaleggio.

A quel punto si è mosso anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, confermando il pieno sostegno della candidatura di Raggi. Un detonatore che ha provocato una serie di esplosioni. “Luigi è intervenuto a placare gli animi in un momento di vuoto di potere. E dimostra che, nonostante tutto, il suo ruolo è ancora fondamentale”, spiega a IlGiornale.it una fonte interna al Movimento. Il ragionamento che circola negli ambienti grillini è proprio quello di una prova di forza da parte di Di Maio. Non è nemmeno sfuggita l'intervista a Il Fatto Quotidiano, in cui sostanzialmente detta la linea, compresa la spinta a Chiara Appendino a Torino. “Così Conte è dimezzato”, è il discorso tranchant che fa un parlamentare.

Così salta Fico a Napoli

Il sentimento che prevale è quindi quello della delusione. La cattiva gestione della Raggi ha provocato un effetto a catena. L’ipotesi della candidatura di Roberto Fico a Napoli è tramontata. “Il presidente della Camera porterà al termine il mandato, per quale motivo dovrebbe convincersi del contrario?”, è ora la convinzione di più di qualche deputato. “Serviva un discorso complessivo sulle alleanze”, si limitano a rilevare gli uomini più legati al numero uno di Montecitorio. Ma la questione rischia comunque di produrre strascichi: finora Fico, all’interno dei 5 Stelle, era stato l’alleato più prezioso e importante per Conte. Non è detto che diventi nemico, anzi. Ma la battuta d’arresto non è stata di poco conto, anche se l’ex presidente del Consiglio proverà a tamponare con l’intesa su Gaetano Manfredi, ministro dell’Università del Conte 2. Un nome che non scalda i cuori, ma che rappresenta l'unico paracadute disponibile.

Il borsino dei malumori vira così verso l’alto tra i grillini, perché la tentazione della scissione è ancora forte. Il gruppo di parlamentari che pensa di “mettersi un proprio” ha soltanto stoppato i bollenti spiriti, qull’idea di rompere in maniera definitiva. Il reggente Vito Crimi è molto attivo per provare a tranquillizzare gli eletti, gettando acqua sul fuoco anche per quanto riguarda la questione legale con Casaleggio. Per lui è tutto in via di risoluzione, almeno secondo quanto promette. Anche nel corso dell’assemblea con i parlamentari ha specificato che Conte è determinato a portare avanti il progetto, a cui sta lavorando.

L’obiettivo sarebbe quello di archiviare la pratica-Rousseau in tempi brevi per lanciare il nuovo Movimento 5 Stelle entro la fine di maggio. “Sentiamo queste parole da settimane, mesi ormai. Attendiamo le mosse reali, non le dichiarazioni di buoni intenti”, è la chiosa di un parlamentare.

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