La vittoria del partito della crisi

Sì, c'è un partito che in questi anni sta vincendo le sue battaglie. È quello di chi spera nella crisi del capitalismo

La vittoria del partito della crisi

Sì, c'è un partito che in questi anni sta vincendo le sue battaglie. È quello di chi spera nella crisi del capitalismo, di chi considera la decrescita un principio santo, di chi si augura il fallimento di un sistema economico per ricominciare da capo, senza mai indicare con precisione come e con quali alternative. È il pensiero di chi vede nella società occidentale un male incurabile e da destra e sinistra punta a smantellare i cardini, imperfetti, della liberal democrazia. Lo fanno, dicono, a fin di bene e non importa se qualche volta scommettono sull'apocalisse. È un partito che non crede nel riformismo e nei piccoli passi. È affascinato invece dall'utopia e non importa se per raggiungerla bisogna camminare sulle macerie del vecchio mondo. È un partito eterno e trova sempre un modo per incarnarsi nello spirito del tempo. Adesso, senza sbandierarlo, sta tifando per le ragioni di Mosca e di Pechino. Non è che si riconoscano in Putin o Xi Jinping, ma vince la sfiducia verso le fragili e spaesate democrazie occidentali. È il partito di chi aspetta la resa dei conti.

Le loro preghiere da un po' di tempo vengono esaudite. Non c'è nulla di più corrosivo della paura e noi ne siamo intrisi. La paura dell'incertezza, la paura del futuro, la paura del virus, dei venti di guerra, di perdere ogni cosa: tutto questo sta delegittimando il modello liberal democratico. L'ultima piaga è il caro dell'energia e la conseguente inflazione. Non è un dato astratto, ma va a colpire gli individui e le famiglie. Ti fa più povero, in modo mirato, personale, sulla vita quotidiana e le ferite le senti sulla pelle. È la «piaga» per molti inattesa, solo che viene da lontano. È il frutto della miopia di chi non ha pensato al domani e ha lasciato che il suo futuro dipendesse dalle scelte e dai ricatti degli altri. È il prezzo che l'Occidente ha pagato alla globalizzazione. Fatto sta che adesso chi auspicava una crisi «salvifica» può sorridere.

La cosa strana è che il partito della depressione non si affanna a raccogliere il consenso, quasi non ci mette

la faccia. Non ha una soluzione alternativa per superare il costo del gas. Non ti dice: che fare? Si limita come tutti a maledire il prezzo delle bollette energetiche o, con sufficienza, è abbastanza ricco da fregarsene.

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