"Vittoria vana se...". A sinistra iniziano già a litigare

A sinistra partono le prime divisioni. Letta sogna un campo largo da Conte e Renzi, ma Calenda lo stoppa subito: "Non si può dare ossigeno al M5S". Ira del Pd: "È inaccettabile"

"Vittoria vana se...". A sinistra iniziano già a litigare

"Noi siamo per le sfide impossibili, il nostro mantra è Tom Cruise". La posta di Enrico Letta è sicuramente ambiziosa: riuscire a creare un fronte comune dal Movimento 5 Stelle a Italia Viva passando per Azione non sarà un passeggiata, anche perché gli attriti non mancano già al solo pensiero del nuovo Ulivo. I veti incrociati si fanno subito pesanti: da una parte i grillini vogliono tagliare definitivamente i ponti con i renziani; dall'altra Carlo Calenda non intende avere a che fare con i pentastellati. E così a sinistra è partita subito la partita dei litigi, con evidenti spaccature e differenze di sensibilità tra coloro che dovrebbero far parte del nuovo bosco rosso.

Il sogno di Letta

Il messaggio che viene fatto circolare dal Partito democratico è chiaro e viene riproposto con insistenza dal primo turno delle elezioni amministrative: la linea dell'inclusività e di un'alleanza larga ha giovato al fronte rosso. Ne è convinto ad esempio Andrea Orlando: il ministro del Lavoro ha rivendicato la scelta di aver dato l'idea di "lavorare per l'unità". Il problema però è soprattutto in casa M5S: i grillini si sono rivelati del tutto ininfluenti sulla vittoria dei giallorossi nelle principali città italiane. Temono dunque di essere un cespuglio del Pd, un ramo secco, una ruota di scorta. E anche su questo fronte nascono le prime difficoltà.

Quell'ostacolo...

Il più grande ostacolo per il nuovo Ulivo è rappresentato forse da Giuseppe Conte, definito da sempre un interlocutore privilegiato. L'apertura di Letta a Matteo Renzi sarebbe difficile da digerire per l'ex premier, che ha un "conto" aperto a titolo personale. È stato proprio il leader di Italia Viva a far cadere il governo giallorosso e a favorire l'approdo di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Adesso Conte sarebbe disposto a coabitare con Renzi? No, se la coerenza ha un valore. Non dimentichiamo che il presidente dei 5 Stelle più di una volta ha lasciato intendere di non voler condividere più alcun percorso politico con Italia Viva (anche se di fatto sono nella stessa maggioranza).

Il veto sul M5S

A questo si mescolano altre posizioni radicali. Che confermano una teoria chiarissima: non sarà facile provare a tenere insieme i liberademocratici come gli schieramenti di Azione e Italia Viva, il Movimento 5 Stelle, Articolo Uno e Sinistra Italiana. In tal senso Carlo Calenda ha posto un veto ai danni dei pentastellati, a suo giudizio da tenere fuori da ogni tipo di laboratorio politico: ha chiesto a Letta di prestare attenzione perché la sconfitta di sovranisti e populisti "risulterà vana se continuerete a dare ossigeno ai 5S e a non capire che la frattura oggi è tra elettorato responsabile, democratico ed europeista e chi cavalca disagio e paure".

Dunque Calenda conferma la chiusura al Movimento 5 Stelle e chiede di guardare oltre, tenendo fuori i pentastellati dalla coalizione. Il motivo? Non è convinto dalla teoria secondo cui si vince creando un minestrone dal M5S ad Azione. "Il dato di queste elezioni è la scomparsa politica del M5S e la sconfitta della destra sovranista. Occorre rompere le alleanze con le forze anti sistema", ha sottolineato Calenda.

Sulla sua stessa linea si trova Matteo Renzi, che da sempre tira frecciatine all'indirizzo di Conte. Il leader di Italia Viva si ritiene soddisfatto per i risultati delle elezioni amministrative che, come effetto principale, hanno prodotto un clamoroso flop del Movimento 5 Stelle. Ecco perché Renzi non frena i suoi entusiasmi: "Finisce il tempo dei Cinque Stelle ovunque".

La posizione del Pd

Alla luce di tutto ciò si comprendono le motivazioni che portano a definire una "mission impossible" quella di Letta. Così i toni si alzano e il livello del dibattito a sinistra si fa sempre più complicato. Più duro, più intricato, meno inclusivo. In questa ottica Francesco Boccia del Pd reputa i 5 Stelle "fondamentali in una coalizione larga in cui nessuno da solo può farcela". E pertanto non risparmia qualche stoccata al veleno a chi vorrebbe escludere i grillini: "Se qualcuno pone veti ad altri si mette fuori da solo. È inaccettabile e non sarà così".

A parlare è stata anche Irene Tinagli, eurodeputata dem e vicesegretaria del Partito democratico, secondo cui adesso spetta agli altri scegliere se promuovere o meno la creazione di una maxi-coalizione: "Ora sta agli altri partiti decidere cosa fare, se vogliono fare questo percorso con noi".

Pure il deputato Andrea Casu ritiene che bisogna dar vita al nuovo Ulivo rivolgendosi al M5S di Conte e ad Azione di Calenda: "Questo è l'unico modo per vincere le elezioni e poter governare i processi".

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