Vivendi non vuole Premium Mediaset pronta a fare causa

Il Biscione: "Parigi vuole scalarci in modo surrettizio". Ma il dietrofront potrebbe costarle fino a 1,8 miliardi

Vivendi non vuole Premium Mediaset pronta a fare causa

Vivendi non vuole più Mediaset Premium. Dopo aver firmato regolare contratto l'8 di aprile la società transalpina ha deciso, improvvisamente, che quell'accordo non va più bene. La società guidata da Vincent Bollorè vuole ora soltanto il 20% della Pay tv Premium, più un 15% della capogruppo Mediaset, da reperire in 3 anni con un prestito obbligazionario convertibile. Un cambio di passo brusco, che i modi garbati dell'ad di Vivendi Arnaud de Puyfontaine non sono riusciti a smussare.

L'ad aveva convocato da settimane una conferenza stampa ieri per illustrare le strategie di un gruppo «che fa quello che dice». Alla luce di quanto accaduto lo scopo dell'incontro è apparso diverso. De Puyfontaine si è prodigato ad affermare che «certamente sarà trovata una soluzione e che la partnership sui contenuti con Mediaset andrà avanti».

La società guidata da Pier Silvio Berlusconi e presieduta da Fedele Confalonieri, però, non è dello stesso avviso e vuol chiedere un risarcimento danni «monstre» tra 1,5 e 1,8 miliardi. Una decisione definitiva sarà presa nel cda convocato domani.

Ma veniamo ai fatti. Vivendi, l'altro ieri sera ha mandato una lettera a Mediaset, facendo sapere di voler procedere allo scambio azionario del 3,5%, e di voler acquisire non più il 100% ma solo il 20% di Premium, oltre al 15% di Mediaset. Un rimescolamento delle carte che cambia in maniera sostanziale quello che era l'impianto dell'operazione che vedeva il 3,5% di Vivendi valutato 893 milioni e la stessa quota di Mediaset circa 137. La differenza sarebbe stata pagata con Premium valutata al 100% circa 756 milioni. Ed è proprio questa la cifra che i francesi vorrebbero investire in maniera diversa: solo in parte (circa 300 milioni) in Premium; il resto (al netto dell'11% della pay tv ancora in mano a Telefonica) nel 15% di Mediaset, sottoscrivendo un prestito obbligazionario convertibile che così diluirebbe la stessa controllante di Mediaset, Fininvest, che ora detiene il 34,73% della società.

Se tutto andasse come vorrebbero i francesi, Fininvest scenderebbe intorno al 31%, perdendo il controllo di fatto. Per questo, in un duro comunicato, la stessa Fininvest ha scritto che «il vero e non dichiarato obiettivo di Vivendi era arrivare ad avere una posizione di rilievo in Mediaset in modo surrettizio». Sullo sfondo, per Vivendi, c'è la partecipazione al 24,7% in Telecom Italia, che permette ai francesi di controllare l'ex-monopolista. E dunque il progetto di Bollorè di puntare direttamente a Mediaset sarebbe dettato dalla volontà di procedere a una fusione con Telecom.

De Puyfontaine, che non si è dichiarato contrario ad una operazione del genere, ha però sottolineato che non ci sono progetti in questo senso neppure per quanto riguarda il controllo di Mediaset. Il dietrofront infatti sarebbe dovuto al fatto di aver trovato «significative differenze nell'analisi dei risultati di Mediaset Premium». Circostanze nettamente smentita da un successivo comunicato del Biscione.

Certo è difficile pensare che i conti presentati da Premium a Vivendi nel corso della due diligence, che sempre precede ogni contrattazione finanziaria, in tre mesi siano cambiati. E dunque la società guidata da Pier Silvio Berlusconi pare intenzionata a far valere i suoi diritti: il contratto va onorato così come è, altrimenti scatta la causa giudiziaria. Nell'accordo infatti non ci sono clausole recissorie di nessun tipo. Per Mediaset il dietrofront di Vivendi rappresenta «una novità assoluta e non concordata nonchè una palese contraddizione con gli impegni assunti da Vivendi mediante il contratto firmato l'8 aprile scorso».

Ma qual'è la strategia di Vivendi, che controlla in Francia la pay tv Canal Plus? Per de Puyfontaine occorre contenere lo strapotere degli Usa nel mercato dei contenuti grazie alla riorganizzazione dei player europei del settore. Da qui l'idea di creare, con Premium e Canal Plus, una piattaforma paneuropea per pay tv e, direttamente con Mediaset, un polo di produzione televisiva.

«I nostri piani restano invariati. Siamo certi che una soluzione e un accordo sarà possibile», ha detto de Puyfontaine. Forse non sapeva che, nel frattempo il titolo Mediaset crollava in Borsa, dove ha poi chiuso in calo del 7% a 3 euro.

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