La prima volta di un Papa in Corsica e la messa a casa di Napoleone

Il Pontefice: "No alla laicità ingessata, la fede non è un atto privato". E invita i giovani all'impegno politico

La prima volta di un Papa in Corsica e la messa a casa di Napoleone
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L'aereo papale è atterrato alle 8.49 ad Ajaccio. Un volo sul Mediterraneo di 500 km per approdare dove nessun Papa aveva mai messo piede. È Bergoglio il primo Pontefice a recarsi in Corsica. L'isola francese è il 47esimo viaggio apostolico dall'inizio del pontificato di Francesco, l'ultimo del 2024 fuori dall'Italia. Una visita di circa nove ore che ha portato il Papa ad Ajaccio, la Cité Impériale, capoluogo dell'isola terra natale di Napoleone. Tra gli impegni della giornata, la presenza di Bergoglio al congresso sulla «Religiosità popolare nel Mediterraneo» che ha visto la presenza di vescovi di Italia, Francia e Spagna e altri Paesi dell'area.

Il Papa, al termine dell'Angelus nella cattedrale di Ajaccio, si è trasferito in Vescovado per il pranzo in privato.

Nel pomeriggio alle 15.30 ha celebrato la messa in Pace Austerlitz. Quindi, a fine pomeriggio, prima di ripartire per Roma ha incontrato in aeroporto il presidente francese Emmanuel Macron. Nel pomeriggio, parlando nella Cattedrale di Santa Maria Assunta ad Ajaccio, Bergoglio ha lanciato un nuovo appello per la pace. Durante l'Angelus ha chiesto alla «Madunnuccia», venerata in Corsica, di intercedere per la pace. «Da quest'Isola del Mediterraneo, eleviamo a lei la supplica per la pace: pace per tutte le terre che si affacciano su questo Mare, specialmente per la Terra Santa dove Maria ha dato alla luce Gesù. Pace per la Palestina, per Israele, per il Libano, per la Siria, per tutto il Medio Oriente. Pace per il Myanmar. E la Santa Madre di Dio ottenga la sospirata pace per il popolo ucraino e il popolo russo. Sono fratelli, sono cugini, che si intendano. La guerra è sempre una sconfitta. Pace», è stato l'appello di Papa Francesco.

Che ha anche detto: «Esiste la necessità che si sviluppi un concetto di laicità non statico e ingessato, ma evolutivo e dinamico, capace di adattarsi a situazioni diverse o impreviste, e di promuovere una costante collaborazione tra autorità civili ed ecclesiastiche per il bene dell'intera collettività, rimanendo ciascuno nei limiti delle proprie competenze e del proprio spazio». Poi si è rivolto ai ragazzi: «I giovani devono impegnarsi ancora più attivamente nella vita socio-culturale e politica, con lo slancio degli ideali più sani e la passione per il bene comune».

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