Una "y" per abbattere il patriarcato

Chi vorrebbe introdurre lo schwa o la y o l'asterisco ritiene che la grammatica sia una convenzione borghese e in quanto tale suscettibile di cambiamento, anche ogni due settimane, a seconda della moda del momento

Una "y" per abbattere il patriarcato
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Ieri c'erano due pagine su Repubblica piene di y. Erano dedicate alla memoria di Michela Murgia, e consistevano in una intervista di Chiara Valerio al collettivo Purple Square, nato per valorizzare l'eredità della scrittrice sarda, morta il 10 agosto dell'anno scorso. Dunque, per tutto l'articolo, la Murgia diventa Murgy. Però saltano anche le normali desinenze, uniformate con la y, come la Murgia faceva con il famoso schwa al fine di contrastare il maschilismo implicito nella lingua italiana. Quindi capita di leggere frasi come questa: «Da subito lettory, ascoltatory ed estimatory hanno iniziato ad essere community». O come questa: «Siamo convinty che sia stato un processo fisiologico e che ci sia spazio per tutty». Sarebbe facile liquidare la questione y come la tipica baggianata più o meno ferragostana. Invece vogliamo prendere sul serio la eredità della Murgia. Chi vorrebbe introdurre lo schwa o la y o l'asterisco ritiene che la grammatica sia una convenzione borghese e in quanto tale suscettibile di cambiamento, anche ogni due settimane, a seconda della moda del momento. Nel linguaggio si nascondono la discriminazione e il patriarcato, problema risolto di volta in volta con la y, lo schwa, l'asterisco, la u rovesciata. La vera discriminazione tuttavia consiste nell'utilizzare simboli incomprensibili ai più. Del resto l'Accademia della Crusca ha spiegato come l'uso di «tutti» per includere maschi e femmine risalga alle origini della lingua italiana. Non ha alcuna implicazione sessista, qualcuno lo chiama «maschile non marcato», nasce per fare economia di generi e comunicare rapidamente in modo efficace. Se poi volessimo capire le cause della prevalenza del maschile, potremmo risalire alla notte dei tempi, quando il «nemico» era più temuto della «nemica» e i «figli» erano più utili alla sopravvivenza delle «figlie».

Il patriarcato non c'entra. Si sono scritti tanti libri in merito, l'ultimo, in ordine cronologico, è Le guerre per la lingua (Einaudi) di Edoardo Lombardi Vallauri. Però «Murgy», senza ironia, è simpatico per l'affetto che esprime.

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