Con un'etichetta di golpista di fatto appiccicata sulla giacca, il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeoul appare ormai a un passo da un'uscita forzata dalla scena. È stato lo stesso numero uno del partito del potere popolare (Ppp) di Yoon a dichiarare ieri, mentre le manifestazioni di piazza a sostegno della democrazia non accennano a placarsi nella capitale Seul e nelle altre città del Paese, che è diventato necessario sospendere il presidente dalla sua carica «per proteggere lo Stato da un grave pericolo». Han Dong Hoon si è espresso così dopo aver ricevuto dall'intelligence nazionale «prove credibili» del fatto che Yoon, durante le poche ore in cui la legge marziale da lui proclamata era stata in vigore, avesse ordinato di arrestare una serie di politici di opposizione, tra cui il leader del partito democratico Lee Jae-myung, ma anche il leader del suo partito al governo Han Dong-hoon quando ha dichiarato la legge marziale martedì sera, a conferma della sua intenzione di mettersi al vertice di un regime autocratico, liquidando i suoi avversari con il pretesto di un complotto da loro ordito in combutta con il nemico comunista del Nord.
Finora, il Ppp aveva criticato come incostituzionale e antidemocratica la decisione di imporre la legge di emergenza, ma non si era spinto fino a sostenere apertamente la messa in stato d'accusa di Yoon. Il radicale cambio di posizione è stato motivato da Han con il timore che Yoon, se lasciato al suo posto, possa ripetere azioni simili. In queste ore, proprio per evitare che il presidente cerchi ancora di minare la democrazia con un atto di forza inconsulto, numerosi deputati dell'opposizione hanno presidiato gli ingressi dell'Assemblea Nazionale, pronti a votare nuovamente contro un'eventuale replica di proclamazione della legge marziale.
Tuttavia, anche se la polizia già parla di indagare Yoon per insurrezione, va notato che nel Ppp non si sta parlando di destituire il presidente: «Una cosa è la sospensione, un'altra è la destituzione ha precisato lo stratega del partito Jehua Ryu -: ci sono modalità diverse per sospendere l'autorità del presidente». Nel Ppp si cerca dunque di salvare il salvabile, con un occhio alla crescente rabbia popolare e un altro ai numeri in Parlamento: per l'impeachment di Yoon servono 200 voti su 300, e l'opposizione ne controlla solo 192.
Basterebbero otto voti di suoi deputati per fare approvare la mozione di impeachment, ma il Ppp cerca di rimanere compatto e preferisce che Yoon si dimetta volontariamente, d'intesa con le forze politiche e preservando così l'immagine della solidità della democrazia sudcoreana. I tempi sono molto stretti: la mozione per destituire il presidente golpista è in calendario per oggi.
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