È l'assemblea di Noi con l'Italia, la formazione politica di ispirazione cattolica di Maurizio Lupi, il luogo in cui il centrodestra torna a parlare del ddl Zan. Se il segretario della Lega, Matteo Salvini, ospite dell'appuntamento, annuncia che scriverà ai suoi parlamentari e lancia un appello a Enrico Letta a «concentrarsi su ciò che unisce e non su ciò che divide», il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in una lettera a Nci esclude «battaglie identitarie e temi divisivi» per «far uscire il Paese dalla drammatica crisi che sta attraversando».
Un riferimento chiaro alle contrapposizioni nella maggioranza create dal ddl Zan, così che Berlusconi definisce i suoi «i più convinti sostenitori del governo Draghi». Salvini insiste: «Offendere o aggredire due ragazzi o ragazze che si amano e si baciano è da trogloditi e delinquenti, ma spiegare a mia figlia di otto anni che lei è un essere che da grande deciderà cosa essere e non una bimba...». Ancora no all'identità di genere che sgancia il sesso dalla sua dimensione biologica.
Letta replica a stretto giro di posta al segretario leghista: «Avanti su Zan per l'Europa dei diritti». Poi in un tweet il segretario del Pd spiega: «Nella stessa giornata Salvini ci chiede di dialogare sul ddl Zan e vota a difesa della legge ungherese anti Lgbtqi+ al Parlamento europeo. Linearità». Il leader leghista ritira subito l'atteggiamento dialogante: «Avevo sopravvalutato Letta».
Fonti vicine a Salvini parlano di contatti con Nicola Zingaretti, l'ex segretario del Pd dimissionario, che non sarebbe insensibile ai tentativi di mediazione. Ma Letta rimane determinato ad andare avanti, nonostante gli appelli della Cei e le richieste del Vaticano, le divisioni interne al Pd uscite allo scoperto, le incertezze sui franchi tiratori, il senatore dem Mario Taricco che su Avvenire sostiene che «c'è tutto il tempo per migliorare il testo pervenuto dalla Camera e credo che tutti dovremmo sentire la responsabilità di farlo», padri nobili come Pierluigi Castagnetti che ritengono necessarie modifiche, l'ex ministro Valeria Fedeli che continua a chiedere un nuovo incontro con il segretario, altri senatori non ancora usciti allo scoperto.
La decisione di portare il testo in aula è stata votata con uno strappo dal centrosinistra. È pur vero che se anche il dibattito inizierà martedì prossimo, la variabile emendamenti, previsti a valanga, inciderà molto sul tempo di discussione e di voto, tanto che Salvini pronostica che «così com'è la legge si affosserà in Senato».
Berlusconi nella lettera parla anche di «comune sensibilità ai valori liberali e cristiani» con Lupi, fra i quali «la libertà religiosa, la libertà di educazione e più in generale la libertà di espressione», «in Italia e in Europa».
Forza Italia (a differenza di Lega e di Fdi) è nel gruppo del Ppe, il Partito popolare europeo, e le libertà su cui insiste il leader azzurro sono quelle ritenute sotto attacco da chi vorrebbe modificare la legge approvata con numerose osservazioni critiche alla Camera e contestata in Senato, sia a destra che a sinistra.
Licia Ronzulli, vicepresidente del gruppo azzurro al Senato e prima firmataria della legge di centrodestra, sostiene che se in aula non ci saranno i voti necessari, «chi ha insistito per una prova muscolare rifiutando ogni mediazione» sarà responsabile «di far concludere la legislatura senza una legge contro l'omotransfobia».
Lettera 150, l'associazione di professori universitari coordinati dall'ex senatore di An Giuseppe Valditara, manifesta forti preoccupazioni
per il contenuto della proposta di legge Zan. E Luca Ciriani, capogruppo di Fdi al Senato, attacca: «È inaccettabile che la sinistra voglia impedire al Senato di discutere e di migliorare un testo pericoloso e liberticida».
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