Ognuno di noi è nella sua «bolla», più o meno rigida, fatta di distanziamenti e mascherine. Molti di noi è in vacanza, e chi questa fortuna non ce l'ha cerca perlomeno di svagarsi un po', di provare a ricaricare le pile e pensare positivo, anche se nel nostro mondo l'emergenza continua ad esserci e i numeri ci mettono in guardia, facendoci salire un po' il grado di apprensione.
In questo clima di vacanza nel quale si fa fatica a lasciarsi completamente andare, molti di noi hanno cominciato a pensare anche ad Alex Zanardi, del quale da troppo tempo non si sentiva più parlare. Il silenzio voluto dalla famiglia cominciava a farsi assordante, e quelle poche righe giunte ieri mattina sono state come un arcobaleno in un cielo tornato azzurro.
«Miglioramenti clinici significativi». Tre parole tre nel bollettino emesso ieri mattina dal San Raffaele di Milano ci danno una speranza in più. Un piccolo ma significativo passo avanti nella lunga salita iniziata da Alex Zanardi il 19 giugno scorso, quando rimase vittima di uno spaventoso schianto in handbike durante una staffetta benefica. Quel giorno il fuoriclasse bolognese rischiò seriamente la vita, già per altro messa in serio pericolo nel 2001 quando perse le gambe a bordo della sua monoposto, diventando in seguito un simbolo di tenacia e conquistando quattro ori paralimpici.
Tre righe che suonano bene, che non illudono ma ci riempiono il cuore, arrivate proprio a due mesi da quel drammatico scontro contro un camion durante una staffetta benefica sulle strade di Siena. Un silenzio angosciante che durava dal 27 luglio, quando l'ospedale annunciava che due giorni prima Zanardi aveva subito il quarto intervento alla testa in trentasei giorni, necessario «per il trattamento di alcune complicanze tardive dovute al trauma cranico primitivo».
Quel giorno nella nostra mente erano tornati ad albergare brutti pensieri. Poi però di lì a qualche giorno le condizioni si sono stabilizzate e, nel corso delle settimane, come ha reso noto il San Raffaele ieri, alle cure intensive Zanardi «ha risposto con miglioramenti clinici significativi». «Per questa ragione - chiarisce il bollettino - attualmente è assistito e trattato con cure semi intensive presso l'Unità Operativa di Neurorianimazione, diretta dal professor Luigi Beretta».
Tre parole, non di più, perché in questa fase è meglio così, anche perché è quello che hanno voluto la moglie Daniela e il figlio Niccolò. Il campione paralimpico in sostanza sta meglio, nel senso che non è in pericolo di vita, non si sono verificate infezioni e respira in modo autonomo, ma deve ancora smaltire la massiccia anestesia necessaria per gli interventi e non ha ripreso conoscenza.
In questi due e interminabili mesi solo per pochi giorni Zanardi è uscito dalla terapia intensiva, quando all'ospedale di Siena, dopo tre interventi chirurgici alla testa, è stata sospesa la sedazione e il 21 luglio si è deciso di iniziare un percorso di neuroriabilitazione trasferendolo in ambulanza a Villa Beretta di Costa Masnaga nel Lecchese. Quel giorno, forse, ognuno di noi ha commesso l'errore di pensare che fosse cominciata la discesa, che il peggio fosse passato.
Dopo giorni e giorni di apprensione pensavamo davvero di esserci lasciati alle spalle il peggio, poi nella clinica specializzata, Alex è rimasto meno di quattro giorni: le sue condizioni sono tornate quasi subito instabili ed è stato necessario il trasporto al San Raffaele e un nuovo intervento. Ora quelle tre righe di comunicato, che non sanciscono la fine della guerra, ma ci dicono che Alex sta ancora combattendo: è in battaglia. Ce la può fare.
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