Ospite d'onore a Bruxelles nella giornata in cui sono state prese le più importanti decisioni sui vertici Ue dopo le elezioni per il rinnovo dell'Europarlamento dello scorso 9 giugno. La presenza di Volodymyr Zelensky è stata tutto fuorché formale: accolto con riguardo dai vertici uscenti dell'Unione (il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel gli ha detto: «Sei a casa, ti vogliamo sostenere e ti ringraziamo per essere qui oggi»), il presidente ucraino ha firmato un importante accordo con l'Ue nel suo insieme, che impegna i Ventisette a garantire la sua sicurezza mentre la guerra scatenata dalla Russia ormai 28 mesi fa non accenna a placarsi.
Zelensky in occasione dei precedenti summit dei capi di Stato e di governo europei era intervenuto con video messaggi, ma dopo che tre giorni fa il percorso ufficiale per l'adesione dell'Ucraina all'Ue era stato avviato, la sua presenza fisica a Bruxelles ha assunto il preciso significato della sottolineatura di una nuova fase nelle relazioni con Kiev. L'accordo sulla sicurezza dell'Ucraina è composto di nove punti, tra i quali spiccano ulteriori aiuti militari, sostegno ai milioni di cittadini ucraini che l'aggressione russa ha trasformato in profughi e collaborazione europea al programma del nucleare civile di Kiev.
Sugli aiuti militari pesa il ruolo nefasto esercitato dall'Ungheria di Viktor Orbán, che è sempre più apertamente quello della quinta colonna di Vladimir Putin nell'Ue: con il suo veto, considerato che tuttora decisioni di questo tipo richiedono l'unanimità, Orbán può ostacolare o bloccare il trasferimento a Kiev di aiuti militari per miliardi di euro provenienti dal bilancio Ue, il che è precisamente ciò che Putin si aspetta da lui. Altro conto è bloccare i fondi provenienti dagli asset russi congelati in Europa, su cui non esiste potere di veto individuale, e il cui processo di trasferimento all'Ucraina è già avviato.
Zelensky e Orbán sono su posizioni inconciliabili, tanto che ieri, all'arrivo del primo all'Europa Building, gli operatori video del Consiglio Europeo hanno ripreso la scena di un confronto teso tra lui e il premier ungherese. Ma esistono nell'Ue anche degli anti-Orbàn, la principale dei quali è certamente la premier estone Kaja Kallas, la cui nomina alla guida della politica estera dei Ventisette rappresenta il più esplicito messaggio politico possibile a Putin: l'Ue sceglie la figura in assoluto meno disposta nei confronti della Russia ad ambiguità e compromessi al ribasso. Lo conferma il fatto che oltre all'importante intesa difensiva con l'Ue nel suo insieme ieri Zelensky ha anche firmato due intese bilaterali con la stessa Estonia e con la Lituania (oltre a incontrare il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg).
Tutto questo avviene, però, nel momento in cui il fronte politico europeo che sostiene l'Ucraina deve fare i conti con l'indebolimento del presidente francese Emmanuel Macron e più in generale con una crescita a livello europeo di movimenti estremisti di destra e di sinistra apertamente ostili alla causa di Kiev. Ieri Zelensky si è detto certo che anche il prossimo governo di Parigi «continuerà a sostenere l'Ucraina e rimarrà indipendente dall'aggressore russo».
Ha anche annunciato di voler discutere con i leader europei dell'avvio di un secondo vertice di pace sulla falsariga di quello recente in Svizzera (che ha definito «un successo») per «negoziati alla luce del sole, non segreti».
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