
Se una telefonata allunga la vita, quella tra Putin e Trump sembra aver accorciato le aspettative dell'Ucraina. In serata tutta una serie di speranze sono state spazzate via da un duplice attacco dell'esercito di Mosca. Decine di droni Shahed si sono abbattuti sull'oblast di Kiev e sulla capitale, mentre le truppe di terra hanno colpito pesantemente alcuni territori della regione di Zaporizhzhia. A dirla tutta, anche l'Ucraina ha giocato la sua partita, tentando un'incursione nella regione russa di Belgorod dopo le frustrazioni nel Kursk. Tuttavia le autorità ucraine ritengono che la guerra potrebbe finire nel 2025. Lo ha affermato il ministro degli Esteri Andriy Sybiga, il primo a uscire allo scoperto dell'establishment ucraino dopo il colloquio tra Washington e Mosca, in un'intervista al canale televisivo Firstpost. «Crediamo che la guerra finirà quest'anno, vogliamo davvero che finisca entro la fine del 2025. Siamo tutti uniti su questo obiettivo strategico: raggiungere una pace giusta, globale e duratura». Per Sybiga sarà fondamentale sostenere la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco. «Ci aspettiamo che la Russia accetti un cessate il fuoco incondizionato. Smettendo di attaccare pesantemente come è di nuovo avvenuto nelle ultime ore».
In serata si fa vivo anche Zelensky, che dalla Finlandia, dove si trova in visita ufficiale con la moglie Olena, scrive su X che «l'Europa deve essere al tavolo delle trattative e tutto ciò che riguarda la sicurezza europea dovrebbe essere deciso insieme all'Europa». Il presidente ucraino non si fida di Putin e chiede «l'integrazione europea dell'Ucraina. Rafforzando inoltre le sanzioni contro Mosca, e coordinando gli sforzi, si arriverà a una conclusione dignitosa delle ostilità».
La mancanza di fiducia di Zelensky viene avvalorata da fonti governative di Kiev che sostengono come la Russia abbia respinto l'idea degli Stati Uniti di stabilire un cessate il fuoco integrale. «Le azioni di Mosca indicano che la Federazione Russa vuole continuare a combattere - fa sapere un funzionario anonimo dell'entourage del capo di gabinetto Andrij Jermak al media Rbk-Ucraina - stiamo chiarendo i dettagli a livello di team e siamo pronti a compiere i prossimi passi insieme ai partner, ma questo deve essere fatto insieme ai nostri alleati, perché è l'unico modo in cui può essere efficace. Di Putin non ci si può fidare. Non dimentichiamoci che ha definito la cessazione degli aiuti militari a Kiev la condizione fondamentale per la pace. È un tranello bello e buono». E il presidente dalla Finlandia rincara la dose: «Putin ha rifiutato il cessate il fuoco integrale perché gli serve la guerra, le sue condizioni puntano solo a indebolirci. Noi continueremo a combattere nel Kursk». Accetta lo stop agli attacchi sulle centrali energetiche, poi aggiunge di aspettare che Donald Trump lo «metta al corrente dei dettagli della telefonata».
L'ex ministro degli Esteri Dmytro Kuleba non crede ai miracoli, tantomeno telefonici, e ipotizza tre possibili scenari. «Quello peggiore è che il Paese possa scomparire dalle mappe del mondo, fagocitato dalla Russia. Quello medio è che la guerra si interrompa lungo le linee dei vari fronti, ma senza benefici tangibili per Kiev, che rimarrebbe fuori dall'Ue e dalla Nato».
Kuleba ritiene più percorribile e realistica una terza via: «La fine delle ostilità, ma senza riconoscere la perdita legale dei territori. Dovremo a quel punto rimanere in stato d'allerta, perché il conflitto di sicuro riesploderà».
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