Roma - Diciannove anni dopo. Raniero Busco, ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, uccisa con 29 coltellate il 7 agosto 1990 a Roma, è stato rinviato a giudizio per omicidio volontario. Il processo comincerà il 3 febbraio prossimo davanti ai giudici della terza Corte d’Assise. A disporre il processo è stato il gup Maddalena Cipriani. Oggi Busco ha 44 anni, è sposato, ha due figlie e lavora all’aeroporto di Fiumicino nei servizi a terra. Secondo i consulenti dell’accusa l’arcata dentale di Busco è compatibile con la traccia di un morso lasciata sul seno della Cesaroni. Questo uno degli elementi che avrebbe portato al rinvio a giudizio dell’ex fidanzato della segretaria romana, uccisa a 21 anni negli uffici degli ostelli della gioventù. A portare alla decisione del rinvio a giudizio anche altri risultati delle consulenze svolte dopo l’accelerazione impressa alle indagini dalle nuove tecniche investigative. Il riferimento specifico sarebbe ai test di rilevazione delle tracce biologiche e le analisi di quelle ematiche.
Indizi e prove Nel 2007 il pubblico ministero Roberto Cavallone soffermò la sua attenzione su Busco esaminando tra l’altro un’intervista fatta da questi alla Rai e mai trasmessa. Nel corso delle indagini del pm vennero svolte indagini genetiche affidate al maggiore Marco Pizzamiglio, al tenente colonnello Luciano Garofano e al professor Vincenzo Pascali. Gli accertamenti fatti sulla macchia di sangue rilevata su una porta dell’ufficio di via Poma non permisero di confermare o escludere la presenza di materiale genetico di Busco in questa traccia di sangue. Ulteriori elementi d’accusa sono sorti dall’esame del reggiseno che la Cesaroni indossava al momento del fatto, reggiseno sul quale sono state trovate tracce di saliva corrispondente al dna di Busco. Ma un elemento decisivo per convincere che Busco poteva essere l’assassino della Cesaroni è venuto dalla comparazione di un morso rilevato sul seno sinistro della vittima con la fotografia dell’arco dentale superiore dell’ex fidanzato della vittima.
Il legale: "L'hanno incastrato" "Faremo emergere le contraddizioni di cui è piena questa vicenda. Il rinvio a giudizio di oggi è dovuto a quella traccia di saliva che è stata trovata sul corpetto di Simonetta Cesaroni. In aula dimostreremo che non ci sono prove a carico di Busco, ma che c’è solo una traccia che potrebbe essere frutto di una contaminazione tra reperti". L’avvocato Paolo Loria, difensore dell’indagato, ha voluto esprimere "massima delusione per quanto deciso dal gup. Il pm ha sostenuto la sua tesi,. ma ha presentato solo delle mezze prove, tanto che le sue argomentazioni non sono state convincenti. A mio parere, Busco è stato incastrato. Pensavamo non ci fossero elementi evidenti per arrivare al rinvio a giudizio e invece...".
La parte civile: "Rapporto esasperato" "Come può non esser soddisfatta la parte civile di questo esito? Dopo tanti anni si arriverà in aula, per un processo pubblico e si farà chiarezza". Così ha detto l’avvocato Paolo Molinaro, difensore di parte civile. Riguardo al movente dell’omicidio il legale ha spiegato: "Devo necessariamente sposare la linea del pm, secondo cui il rapporto tra i due era esasperato dalle troppe liti, fino a quando uno di loro ha ceduto. È un fatto noto che i rapporti non fossero idilliaci. Da parte di Simonetta c’erano molte lamentele, lei si sentiva trascurata. E da parte di Busco c’era una indifferenza giovanile - ha continuato Molinaro -. Come risulta dai diari di Simonetta questo rapporto andava avanti tra liti e riappacificazioni.
Quel giorno la morte è arrivata in modo inaspettato e imprevedibile, dopo un ennesimo tentativo di chiarimento. La lite è degenerata. Può succedere. Quando una persona perde il lume della ragione può arrivare a gesti inconsulti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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