Pressione fiscale da record Bankitalia: sale al 43,8% Ma dal 2012 sì alla riforma

Pressione fiscale ancora a livelli da record. Ma tra le misure del governo c'è anche la riforma fiscale

Pressione fiscale da record Bankitalia: sale al 43,8% Ma dal 2012 sì alla riforma

Pressione fiscale da record. E in continua crescita. Il nuovo allarme arriva dalla Banca d'Italia, proprio mentre il governo mette nero su bianco il pacchetto anti crisi che, tra le tante misure atte a rilanciare l'economia del Paese, annovera anche la riforma fiscale. "Il provvedimento di iniziativa governativa - si legge nella lettera inviata dal premier Silvio Berlusconi all'Unione europea - è già all’esame del Parlamento e sarà approvato, entro il 31 gennaio 2012, quindi con tempi compatibili all’emanazione dei provvedimenti delegati entro il 2012". Non a caso l'istituto di via Nazionale fa sapere che la lettera del governo va nella "direzione giusta".

Secondo quanto prevede il Def, la pressione fiscale si attesterebbe al massimo storico sfiorando il 44 per cento. Nell’audizione alle commissioni Bilancio di Montecitorio e Palazzo Madama il capo dell’area ricerca economica dell'istituto di via Nazionale, Daniele Franco, ha spiegato che le stime "non includono gli effetti dell’attuazione della delega fiscale e assistenziale (la clausola di salvaguardia) che determinerebbero maggiori entrate fino allo 0,2 per cento di prodotto interno lordo nel 2012, 1 per cento nel 2013 e 1,2 per cento nel 2014". Ad ogni modo, proprio nel 2012, il governo attuerà quella riforma fiscale che rientra nei punti programmatici contenuti nella lettera del governo. "Non abbiamo ancora avuto modi e tempi di esaminarla in dettaglio - ha spiegato Franco - ma crediamo, come ha detto il governatore Mario Draghi ieri, che gli interventi contenuti nella lettera inviata dal governo italiano a Bruxelles vadano nella giusta direzione".

Per quanto riguarda la riforma previdenziale, la Banca d'Italia ritiene "opportuno completare il processo di riforma" delle pensioni "rimuovendo gradualmente le "residue disparità di trattamento tra le diverse categorie di lavoratori e le diverse generazioni".

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