Ma un prete ucciso scuote l’Irlanda

«Voi cattolici irlandesi avete ricevuto ed emanato l'unità e la pace della Chiesa cattolica, apprezzandola al di sopra di ogni altro tesoro di questa terra». Di acqua sotto i ponti ne è passata da quando Papa Wojtyla pronunciò queste parole a Dublino, di fronte a un milione di persone, un quarto della popolazione irlandese, il 29 settembre 1979. Giovanni Paolo II in quella occasione lanciò anche un forte monito contro una società in profonda e rapida trasformazione che prestava sempre più il fianco a un materialismo che «impone oggi il suo dominio sull’uomo in molte forme diverse e con un'aggressività che non risparmia nessuno. I principi più sacri... sono stati completamente eliminati da false pretese concernenti la libertà, il carattere sacro della vita, l'indissolubilità del matrimonio, il genuino significato dell'umana sessualità...».
L'Irlanda, in effetti, stava per attraversare una fase di grande crescita economica che non aveva precedenti nella sua storia. Oggi, la «cattolicissima Irlanda» incarna appieno il modello del capitalismo moderno, con le contraddizioni che caratterizzano le società occidentali: ricchezza, benessere, fermento culturale, ma anche perdita di identità, vuoto spirituale, decadenza.
È in un contesto come questo che si va a collocare l'avvincente romanzo Il Prete (Fanucci Editore, pagg 247, euro 15). Per qualcuno, si tratta di un noir, per qualcun altro, di un libro di denuncia sociale dai contorni più foschi di un romanzo di genere. Ken Bruen, l’autore, viene effettivamente etichettato come giallista, ma la profondità della sua scrittura e, soprattutto, le tematiche affrontate in questa e in altre sue opere, lo collocano di diritto nel novero dei grandi romanzieri, senza nulla togliere alla narrativa di genere.
Un’ondata di scandali ha scosso il mondo cattolico e l'istituzione stessa della Chiesa. Però, quando il corpo decapitato di padre Joyce viene ritrovato in un confessionale di Galway, l'orrore è universale. Sarà Jack Taylor a occuparsi di una indagine destinata, fin dalle prime battute, a riaprire ferite mai sanate nell’anima di chi ha subito nell’infanzia violenze da parte di esponenti del clero e a scoperchiare un vaso stracolmo di veleni e reticenze. Lo spoglio tono narrativo si carica di lirismo. E dire che l'atmosfera è cupissima, a tratti opprimente. Ci sono preti che cercano di annegare nell’alcol istinti impossibili da reprimere, suore che soffocano il senso di colpa nella cioccolata, sacerdoti che si macchiano di gesti irripetibili, come Padre Brendan Smith, «giudicato colpevole e morto in carcere... seppellito di notte, e quella era stata la sua pena».
Ma da dove viene tutto questo livore? Ken Bruen non ha dubbi. «Ci sono scandali che la Chiesa cerca di tenere nascosti. E, così facendo, si aliena il sostegno della base e dei giovani. Colpa di un atteggiamento arrogante e intransigente. Mi riferisco a scandali come, per esempio, le Lavanderie Maddalena».
Molti ricorderanno il bellissimo film di Peter Mullan, Magdalene, che affrontava il tema degli omonimi istituti di correzione per ragazze cattoliche in Irlanda. Mandate in soggiorno punitivo dalle famiglie disonorate, le ragazze ree di comportamenti immorali o di gravidanze non benedette dal vincolo del matrimonio finivano a lavorare in lavanderie rette da suore, dove insieme ai panni sporchi avrebbero dovuto mondare le loro anime dal peccato. La scelta del nome di Maria Maddalena, la peccatrice per eccellenza, non era casuale. Semmai, sorprendente è il fatto che l’ultima delle lavanderie della vergogna abbia chiuso i battenti solo nel 1996 e che, in 150 anni di vita, vi siano state rinchiuse circa 30mila ragazze.
Ma altre volte cinema e letteratura hanno fatto sentire la loro voce critica. Tuttavia, Ken Bruen non sembra molto impressionato. «Gli scrittori irlandesi sono riluttanti a fronteggiare la Chiesa. Finora, di opere seminali non ce ne sono state, ma sono convinto che qualcosa stia per cambiare. D'altra parte, quando le autorità religiose leggeranno il mio nuovo romanzo, Cross, non la prenderanno molto bene».
«Ma ci sono altri artisti - riprende Bruen - che tengono alto il vessillo della denuncia. Jimmy McGovern, autore della fortunata serie televisiva Cracker, che ha scritto la sceneggiatura de Il Prete (1994), un film diretto da Antonia Bird in cui protagonista è un giovane sacerdote assegnato a una parrocchia di Liverpool retta da un religioso in lotta contro il peccato e l’indifferenza dei parrocchiani, ma in realtà protagonista di una relazione peccaminosa con la perpetua. L'omosessualità latente del giovane prete si manifesta con forza, dopo la confessione di un'adolescente stuprata in famiglia. O, ancora, Patricia Burke-Brogan, una ex suora che, da novizia, fu costretta a lavorare in una lavanderia, esperienza trasposta nel dramma teatrale Eclipsed».
E dire che, già nel 1994, la cantautrice canadese Joni Mitchell cantava, nel suo pezzo profeticamente intitolato The Magdalene Laundries, «Ero una ragazza nubile di ventisette anni quando mi mandarono dalle suore, solo per come gli uomini mi guardavano, con il marchio di Gezabele. Sapevo che non sarei andata in Paradiso, che mi sarei coperta di vergogna nelle Lavanderie Maddalena».
A peggiorare il quadro, nel 2003 è uscito il film Conspiracy of Silence, di John Deery, una dura invettiva contro le bassezze e il clima omertoso di un certo ambiente religioso. Una sorta di giallo che ruota intorno a due episodi controversi, il suicidio di un sacerdote cattolico e l’espulsione di un seminarista reo di non aver portato all'attenzione pubblica le avance sessuali di un compagno. D'altra parte, l’omosessualità in Irlanda era considerata un reato fino al 1993 ed è tuttora oggetto di forti controversie. Un’inchiesta governativa, aperta dopo le dismissioni di un vescovo e il suicidio di un sacerdote accusato di molestie, ha stabilito addirittura che le autorità ecclesiastiche avrebbero sistematicamente coperto gli abusi sessuali dei preti sui minori. Non a caso, pochi anni fa la Chiesa fu costretta a pagare ben 128 milioni di euro in compensazione per le vittime. Si tratta, in fondo, degli stessi scandali che hanno investito con forza inimmaginabile anche la Chiesa Cattolica degli Stati Uniti, tanto che, secondo l'Herald Tribune, ridare dignità alla Chiesa sarebbe stato uno dei compiti più duri di Papa Benedetto XVI. Ken Bruen sembra quasi far eco al prestigioso quotidiano americano.

«Sono irlandese e cattolico e, dunque, nella posizione privilegiata di poter parlare della Chiesa irlandese. La situazione oggi è delicatissima, proprio perché siamo diventati un paese ricco e la Chiesa sta perdendo la sua forza opprimente».

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