Inps, tutti i dettagli per la pace contributiva: quando e per chi è possibile

Rese note le regole per coprire eventuali buchi contributivi tra un impiego e l’altro. Come fare domanda

Inps, tutti i dettagli per la pace contributiva: quando e per chi è possibile
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Ci sarà tempo fino a fine anno per attivare la cosiddetta “pace contributiva”, la misura che permette ai lavoratori di coprire eventuali buchi contributivi tra un impiego e l’altro ai fini pensionistici. In particolare, riguarda chi ha accumulato interruzioni nella propria carriera lavorativa e quindi nei propri versamenti contributivi tra il 1996 e il 2023, e consente di coprire fino a un massimo di cinque anni, anche non continuativi, di periodi privi di contribuzione obbligatoria. L’Inps ha fornito le indicazioni ufficiali per richiedere il riscatto e inoltrare la domanda.

Chi può beneficiarne

La pace contributiva è pensata per i lavoratori che non hanno contributi antecedenti al 1° gennaio 1996, definendo un perimetro di intervento che si applica esclusivamente a coloro che si sono iscritti al sistema previdenziale a partire da quella data. Questi lavoratori hanno la possibilità di riscattare i periodi di non versamento dei contributi, ossia quei periodi di inattività tra un lavoro e l’altro, come assenze per studio, periodi di disoccupazione, o altre situazioni in cui non è stato versato alcun contributo obbligatorio. Tuttavia, non sono inclusi nel programma i periodi di mancato versamento dovuti a omissioni da parte del datore di lavoro, cioè se quest’ultimo non ha provveduto a effettuare il versamento dei contributi. Inoltre, la misura non è applicabile per i periodi antecedenti alla prima occupazione. Un altro punto importante riguarda la titolarità di una pensione: chi è già in pensione non può accedere alla pace contributiva.

Cosa riguarda

La misura consente di riscattare i periodi senza contribuzione obbligatoria compresi tra il 1996 e il 2023, fino a un massimo di cinque anni, anche non continuativi. Il riscatto permette ai lavoratori di accrescere la propria anzianità contributiva, con effetti sia sul diritto alla pensione che sull’importo della pensione stessa. I periodi riscattati, infatti, vengono conteggiati sia per raggiungere il requisito contributivo necessario per il pensionamento, sia per determinare l’ammontare dell’assegno pensionistico. È importante notare che i periodi da riscattare devono essere privi di contribuzione obbligatoria, non solo presso il Fondo cui è diretta la domanda, ma anche presso altre forme di previdenza obbligatoria.

Modalità di calcolo e pagamento

L'onere del riscatto è calcolato in base alla retribuzione percepita nei dodici mesi precedenti la domanda e viene determinato secondo il metodo a percentuale, tipico del sistema contributivo. I lavoratori interessati al riscatto possono scegliere di versare l'importo in un’unica soluzione o di dilazionarlo in un massimo di 120 rate mensili, senza l'applicazione di interessi. Tuttavia, nel caso in cui il riscatto sia finalizzato a una pensione diretta o per l’autorizzazione ai versamenti volontari, non è consentita la rateizzazione. Il pagamento minimo mensile per ciascuna rata è fissato a 30 euro. Questo rappresenta un notevole vantaggio per i lavoratori che non vogliono o non possono pagare l’intero importo in una sola soluzione, ma che desiderano comunque recuperare gli anni di contribuzione mancanti.

Come e quando presentare la domanda

Per usufruire della pace contributiva, i lavoratori devono presentare la domanda all’Inps entro il 31 dicembre 2025. La domanda può essere inviata esclusivamente in modalità telematica, tramite il servizio online dell’Inps, oppure attraverso il contact center gratuito da rete fissa. È possibile anche rivolgersi a enti di patronato o intermediari dell’Istituto, che offrono i loro servizi telematici. La domanda può essere presentata anche tramite il proprio datore di lavoro e in questo caso si dovrà utilizzare il modulo disponibile online, in attesa dell’implementazione della procedura telematica.

Implicazioni fiscali

Un aspetto interessante della pace contributiva riguarda la deducibilità fiscale dell’onere. L’importo versato per il riscatto è infatti deducibile dal reddito complessivo del lavoratore, un vantaggio che consente una riduzione del carico fiscale.

Per i lavoratori del settore privato, l’onere può essere sostenuto anche dal datore di lavoro. In caso di pagamento da parte di quest’ultimo, i premi di produzione spettanti al lavoratore potranno essere destinati al riscatto, con la possibilità di dedurre l’onere dal reddito d’impresa del datore di lavoro.

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