Roma - La maggioranza va avanti sul processo breve. Il provvedimento è approdato al Senato, dove il relatore Giuseppe Valentino ha presentato alcuni emendamenti che modificano, sostanzialmente, il ddl, mantenendo intatto l'impianto concordato con il governo. Intanto il presidente dell’Associazione nazionale magistrati ribadisce il parere fortemente negativo del sindacato delle toghe. Questa norma, dice Palamara a Sky Tg24, "rischia di mettere in ginocchio la già disastrata macchina giudiziaria", perché "non dà giustizia alle vittime dei reati e garantisce l’impunità a chi commette fatti delittuosi". Del resto "per come è combinata la macchina giudiziaria - fa notare il leader dell’Anm - non potremo mai definire i processi nei tempi indicati dal legislatore. Noi per primi - conclude Palamara - vogliamo una riforma reale della giustizia che tenga conto degli interessi dei cittadini e consenta di dare un servizio credibile".
Carenze organici "Spiace che la questione sia presa in considerazione solo per il grave attentato" ha detto Palamara che ha richiamato l’attenzione anche sul problema della desertificazione delle procure. "In Italia mancano circa 1000 magistrati" ha affermato spiegando che molti uffici giudiziari sono in "sofferenza" e che il problema è nato dalla norma che impedisce ai magistrati vincitori di concorso di andare a lavorare nelle procure. "Su questo occorre una presa d’atto forte dell’intera classe politica e del governo".
Bersani: ci metteremo di traverso Se la maggioranza e il governo procederanno sul processo breve come è stato annunciato in questi giorni il Pd "si metterà di traverso con tutte le sue forze". A lanciare la sfida è il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Parlando a margine di una conferenza stampa sulla criminalità organizzata, Bersani ha sottolineato che "dopo la decisione di ieri, di governo e maggioranza, stiamo entrando in un tunnel pericolosissimo. E se queste scelte sul processo saranno confermate noi - promette il segretario - ci metteremo di traverso con tutte le nostre forze". Bersani poi ha rincarato la dose: "Se Berlusconi pensa di essere uno statista lo può dimostrare ora. È evidente anche a un bambino che non si può discutere allo stesso tempo di processo breve e di riforme".
Bonaiuti: andiamo avanti "Bersani ha paura delle elezioni regionali e dell’opposizione che gli viene dall’interno del Pd e dall’Idv". Questa la replica del sottosegretario alla presidenza e portavoce del premier, Paolo Bonaiuti, al segretario del Pd. "Bersani teme l’opposizione all’interno di Veltroni e Franceschini che remano controcorrente e deve subire il controcanto e l’opposizione durissima di Di Pietro e De Magistris e che ora sono molto scomodi". Le misure decise dalla maggioranza sul processo breve e legittimo impedimento, ha confermato Bonaiuti, "andranno avanti".
Testo al Senato, 8 emendamenti Il relatore Valentino (Pdl) ha presentato otto emendamenti che modificano sostanzialmente il ddl sul processo breve. Il processo si estingue per i reati con pena inferiore nel massimo a 10 anni se il processo di primo grado dura più di tre anni, il processo di appello dura più di due anni ed il procedimento in Cassazione dura più di un anno e sei mesi. Per i reati con pena massima superiore ai 10 anni il processo si estingue se dura, nei tre gradi di giudizio, più di 4 anni, di 2 anni, di 1 anno e sei mesi. Gli emendamenti introducono anche disposizioni transitorie, per le quali il provvedimento sarà valido "nei processi in corso alla data di entrata in vigore della legge, relativi a reati commessi fino al 2 maggio 2006 e puniti con pena inferiore nel massimo a 10 anni di reclusione. Il giudice pronuncia sentenza di non doversi procedere per estinzione del processo quando sono decorsi più di 2 anni dal provvedimento con cui il pm ha esercitato l’azione penale".
Ma il governo prepara un dl Il Consiglio dei ministri dovrebbe esaminare un decreto legge per la sospensione di tre mesi dei processi durante i quali non sia stata data la possibilità all’imputato di chiedere il rito abbreviato, in presenza di una nuova contestazione del Pm avvenuta durante il procedimento. Esattamente come previsto dalla sentenza 333 della Corte Costituzionale del 14 dicembre scorso. A quanto si apprende da fonti di maggioranza e di governo i tecnici pare siano già al lavoro.
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