Procura di Palermo, tre nomi per la successione di Grasso

Accordo ancora lontano a Palazzo Marescialli. Oltre a Lo Forte e Pignatone spunta l’ipotesi Messineo

da Roma

Le faide interne alla magistratura bloccano ancora la nomina del nuovo procuratore di Palermo. Al Csm non si riesce a trovare un accordo, a poco meno di un anno dalla designazione di Pietro Grasso al vertice della Procura nazionale Antimafia.
La decisione che, secondo molti, è la più importante che dovrà partorire questo Consiglio ormai in scadenza, rimane in Commissione Affari direttivi e non riesce ad approdare al plenum. Dopo l’ultima fumata nera, ieri i consiglieri di «Unità per la costituzione» hanno chiesto di rinviare la discussione a martedì.
A palazzo de’ Marescialli se ne parla come di una partita a poker, dove in troppi non scoprono le carte. E tra i due candidati, gli attuali procuratori aggiunti di Palermo Giuseppe Pignatone (appoggiato dai togati di Magistratura indipendente e dai laici della Cdl) e Guido Lo Forte (sostenuto dai consiglieri di Magistratura democratica), spunta un terzo concorrente che prende il posto del procuratore aggiunto di Catania Renato Papa, ritiratosi il 5 giugno. È Francesco Messineo, attualmente alla guida della procura di Caltanissetta, che la corrente maggioritaria Unicost ha deciso di proporre, dopo averlo in un primo momento accantonato per i guai con la giustizia di un fratello.
Il problema è che tutti i possibili successori di Grasso fanno parte della stessa corrente e Unicost teme gli effetti di una clamorosa spaccatura interna, nel pieno della campagna elettorale per le elezioni dei nuovi togati del Csm, il 9-10 luglio. Le elezioni dei laici inizieranno in Parlamento il 4-5 luglio e l’attuale Consiglio gruppo rimarrà in carica fino al primo agosto. Così, secondo indiscrezioni, prevale la tendenza a prendere tempo e a decidere addirittura dopo il voto delle toghe, se non si riuscirà prima a far convergere i consensi su un solo candidato.
Nè su Lo Forte, nè su Pignatone l’operazione è riuscita, finora. Ieri si doveva scegliere uno dei due e invece si discute di sostituire Papa con Messineo, anche se la candidatura non è stata ancora formalizzata. Intanto, altro rinvio. «Stiamo lavorando per una soluzione che possa esprimere unitarietà», spiega Giuseppe Meliadò, uno dei due consiglieri di Unicost in Commissione.
L’altra corrente che finora non si è pronunciata è quella di sinistra del Movimento per la Giustizia. Non è rappresentata in Commissione, non ha un suo candidato possibile (sarebbe stato Sergio Lari, ma non ha chances) e può rappresentare in plenum l’ago della bilancia.


Il Csm, vicino al termine del suo mandato, vive così nel travaglio le sue ultime settimane. Ma i tempi stringono. E dalle più alte cariche vengono appelli perchè si decida presto per una poltrona che si conferma, proprio per tante difficoltà, così di peso.

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