Prodi: senza l’Iran non si va da nessuna parte

Alessandro M. Caprettini da Roma Attacca Israele, facendo capire che con la sua condotta pregiudica la creazione della forza d’interposizione multinazionale, si propone come possibile mediatore della crisi mediorientale e soprattutto rileva che senza l’Iran di Ahmadinejad - che ancora due giorni fa sosteneva che la soluzione era la distruzione dello stato ebraico - non si va da nessuna parte. Era rimasto in silenzio nei giorni scorsi Romano Prodi nel capitolo di politica estera, forse perché troppo preso dalle fiducie a ripetizione che ha deciso di provare a incassare in Parlamento. Ieri si è ripagato, andando ben oltre l’equidistante Massimo D’Alema, con un’intervista a un quotidiano egiziano - Akhbar Elyom - che a Gerusalemme, ma non solo lì, saranno davvero in pochi a poter dire di avere gradito. È il riferimento a Teheran che farà indiscutibilmente discutere più delle altre sue sortite. Prodi definisce infatti l’Iran «un paese chiave» nella politica del Medio Oriente, anzi già gli affida il ruolo di «cardine» nell’area mediorientale. «E io - precisa, invocando gesti di concreta disponibilità da parte del governo iraniano alla soluzione dei problemi - penso che senza un colloquio diretto con l’Iran, diventa molto difficile risolvere questi problemi proprio perché l’Iran ha un’importanza indiscutibile». Non è la sola frase che avrà provocato sobbalzi nelle cancellerie di mezzo mondo: anche l’opinione del presidente del consiglio ulivista sull’Onu, farà probabilmente discutere parecchio: «paghiamo per la debolezza dell’Onu un prezzo altissimo», rivela. Spiegando a questo punto che a S. Pietroburgo prima e a Roma poi, decollò il discorso della forza multinazionale di interposizione proprio confidando in un rapido mandato del Palazzo di vetro. Che invece si continua ad aspettare invano. Insomma, il Professore vede grossi rischi alle porte a questo punto: «L’eccesso di reazione di Israele mette a rischio la sicurezza di lungo periodo di tutti, non solo dei libanesi, ma anche di Israele». Che fare, allora? Il cessate il fuoco immediato resta la soluzione numero uno. Accanto alla quale Prodi inserisce a sorpresa anche la disponibilità italiana a far l’arbitro per una possibile mediazione tra le parti. «L’Italia - spiega - ha esercitato più volte una funzione di facilitatore... ma non poteva farsi mediatrice perché questa funzione deve avere una delega e un riconoscimento di tutte le parti.

Se questa delega e questo riconoscimento ci fossero, l’Italia eserciterebbe volentieri questa funzione». Ma non ha spiegato come. Forse perché pensa di riuscirci magari ricorrendo a nuovi colpi di fiducia.

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