"Progressive, jazz e improvvisazioni. I suoni della mia A-Material Band"

Il maestro Michele Ferrara: "Influenzati da Zappa a Pärt". Domani live

"Progressive, jazz e improvvisazioni. I suoni della mia A-Material Band"
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Imprevedibilità, complessità, comunque ascoltabilità. Già, proprio così: succedono molto cose nella musica dell'A-Material Band, fondata dal direttore Michere Ferrara. Trombonista, compositore, improvvisatore - ha studiato con Andrea Canzi, Francesco Grigolo e Luca Gusella - è anche creatore di ensemble (sua pure StranaOrchestra); come autore utilizza i più diversi materiali per realizzare dei veri e propri patchwork stilistici; poi il suo colto e raffinato lavoro di arrangiatore; in tutto, il suo gruppo principale conta oltre 160 brani. Il musicista, a poche ore dal «live» della sua A-Material Band a Villa Pallavicini (sabato alle 21,30, in via Antonio Meucci 3, prenotazione obbligatoria, tel 02.2565752), ha accettato di raccontarsi, di raccontare le sue sfide.

Michele Ferrara e i «suoi» di nuovo in scena.

«Sì, suoneremo a Villa Pallavicini, che uno dei luoghi che ci ospitano con più frequenza, anche lo spazio Pontano. Riguardo al programma, noi della A-Material eseguiremo pezzi da me scritti e una paio di cover, brani scritti da Bill Frisell e John Lurie (entrambi musicisti americani, ndr)».

Parliamo dei suoi brani...

«Per molto ho composto pezzi badando suprattutto al contenuto musicale. Ora scrivo anche per temi legati all'attualità, come la guerra. Quel che sta succedendo mi colpisce molto. Il mio stile è tanti stili, provengo dal progressive, dal jazz, dall'improvvisazione, ho guardato e guardo ad autori come Gil Evans e Carla Bley; questi soprattutto come arrangiatore. Ho scritto anche una Messa e seguo Arvo Part».

Quali altre inflenze musicali avete avuto nel tempo?

«Sono stato, siamo stati influenzati dai mondi di Frank Zappa e con le mie formazioni, in questi anni ho lavorato su singoli artisti, come John Zorn, Frisell appunto e Chick Corea».

Chi vi segue, il pubblico?

«Perlopiù appassionati dei generi ai quali mi sono, ci siamo in parte ispirati, chi ama i compositori che riproponiamo in maniera riarrangiata; e ancora, chi vuole incontrare musiche non scontate, frutto di ricerca e sperimentazione».

Oltre alla A-Material, c'è un'altra (sua) orchestra...

«La prima, quella più grande, è nata nel 2013, ha visto avvicendarsi tanti musicisti; del nucleo originario, oltre me è rimasto un altro musicista. Ci sono stati ospiti importanti, come Gusella, Riccardo Lupi e Paolo Botti. Poi c'è la nuova creatura, la StranaOrchestra, che ha iniziato nel 2022 come costola dell'altra, organico più ridotto».

Che cosa fa StranaOrchestra di diverso?

«Proponiamo repertori funky, canzoni di star come Prince. L'idea è quella di un gruppo più dinamico, per certi versi più libero, con una sezione fiati forte incline a stortare le armonie a favore di un sound ritmico».

Nuove sfide all'orizzonte?

«Uno spettacolo

musical-teatrale con A-Material, musica e monologo. Ci stiamo già lavorando con il regista Bruno Graceffa. Il tema, la difficoltà di vivere, fare musica in un ambiente chiuso». E la mente corre ai duri momenti del lockdown...

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