Barletta - Certo, in ballo non c’è l’onore come quella mattina di febbraio del 1503 e di fronte non ci sono gli odiati cavalieri francesi. Insomma, tutto sommato si tratta di un semplice confronto politico per tentare di ottimizzare le risorse e far funzionare le cose al meglio. Ma qui a Barletta, nella città della disfida, le questioni che sanno di campanile rimangono una patata bollente. E chissà, magari anche per questo, la prospettiva di vedere la rivale Andria assurgere a sede legale (al momento provvisoria) della sesta provincia pugliese non poteva certo scivolare come se niente fosse. E infatti così non è stato. Tanto che l’altra sera il sindaco di Barletta, Nicola Maffei, Partito democratico, è sceso direttamente in campo. Anzi in piazza, visto che ha partecipato a una manifestazione per lanciare l’ennesimo appello al Consiglio provinciale. Per la verità non è che sia stato un oceanico bagno di folla. Al contrario, dinanzi alla prefettura si sono radunate 400, al massimo 500 persone. Comunque sia, dal palco allestito per l’occasione è partita l’ultima disfida: quella dei tempi moderni, quella per la sede legale della provincia che riunisce i tre capoluoghi Barletta-Andria-Trani dove ormai, dopo la storica secessione dall’ingombrante Bari, tiene banco la battaglia per la divisione di uffici e competenze.
La legge che sancì la nascita della sesta provincia pugliese, adesso nota come Bat, risale al maggio di sei anni fa. E all’epoca fu salutata da un tripudio senza distinzioni: tutti a battere le mani e a salutare la novità, anche se nessuno può negare che l’evento fosse decisamente più sentito a Barletta dove per l’occasione non mancarono feste in piazza e fuochi d’artificio. Fatto sta che poco dopo sono affiorate le prime divisioni, comprese quelle per lo stemma e la targa automobilistica: la prima questione è ancora aperta perché il concorso di idee non ha portato a una scelta definitiva e si attende il parere della commissione araldica della presidenza del Consiglio dei ministri; la seconda è stata risolta con la sigla Bt e ad Andria la mancanza della fatidica vocale cittadina non è di certo passata inosservata. Per non parlare, poi, dei problemi organizzativi: per qualche tempo la macchina burocratica della Provincia è stata mandata avanti da un’unica dipendente in attesa che fossero operativi i trasferimenti da Bari e dopo le elezioni del giugno 2009, stravinte dal candidato del centrodestra Francesco Ventola, la sede provvisoria del Consiglio è stata allestita nell’istituto agrario di Andria, città che ospiterà anche la questura; a Barletta sono stati individuati prefettura e comando della guardia di finanza mentre a Trani, la «perla dell’Adriatico» dove per la verità la questione autonomia non è poi così sentita, si trova il comando dei carabinieri. Insomma, qualche passo avanti c’è stato. Ma non è stato sufficiente a tranquillizzare quanti a Barletta rivendicano un ruolo di primo piano. «Un complesso di superiorità», dicono ad Andria.
La parola fine potrebbe essere scritta dal consiglio provinciale che si riunirà dopodomani e con ogni probabilità lascerà le cose come stanno, una decisione che potrebbe innescare un nuovo capitolo dello scontro. A Barletta, infatti, almeno per il momento, nessuno intende rassegnarsi: per strada piovono volantini e c’è chi invoca la via delle urne ipotizzando un referendum per la scelta della sede legale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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