Quando 40 anni fa la Cnn inventò la tv del futuro

News 24 ore su 24 e dirette da ogni parte del mondo Nel 1980 nessuno ci credeva, oggi è un modello

Quando 40 anni fa la Cnn inventò la tv del futuro

Lei aveva la chioma bionda cotonata dal phon e sembrava uscita da Desperate Housewives, lui il capello tinto e il panciotto indossato dai pianisti dei saloon. Erano marito e moglie e alle cinque del pomeriggio di una domenica di giugno, il primo di quarant'anni fa, appena le luci delle telecamere si accesero su di loro, pronunciarono solo nove parole «Buonasera, sono Dave Walker... E io sono Lois Hart...» e il mondo non fu più lo stesso. Era nato il network più famoso del pianeta, il padre di tutte le tv all news, «una follia tipica di quel pazzo di Ted Turner» sorridevano con sarcasmo i giornalisti delle corazzate dell'etere come la Cbs o la Abc che ribattezzarono con disprezzo la Cnn «la tv brodino di pollo». Non andrà lontano, dicevano sicuri, non durerà. L'audience fu di un milione e settecentomila famiglie americane, adesso è più di due miliardi di persone in tutto il mondo. Il primo servizio fu su una sparatoria nell'Indiana con diretta sul posto, interviste ai parenti delle vittime, flash dall'ospedale per avere notizie sui feriti e reporter a caccia dei pistoleri insieme agli sceriffi. Un telefilm dal vivo dai tempi velocissimi, «news when it's news, not history», diceva Ted Turner, la notizia quando è notizia, prima che diventi storia. Bisogna cambiare il modo, masticò il suo sigaro, in cui le persone vedono il mondo.

Non è più la primadonna, la FoxNews di Rupert Murdoch gli ha strappato il primato delle notizie 24 ore su 24 e MsNbc gli contende il pubblico liberal, ma nessuno come il Cable News Network, fondato da Turner e Reese Schonfeld, ha cambiato la storia del giornalismo, ridisegnato la televisione, immaginato il futuro. Una storia lunga quarant'anni che si è intrecciata alla storia diventandone parte anche nei dettagli. La Cnn è Gorbaciov che firma la fine dell'Unione Sovietica con la stilografica che gli allunga Tom Johnson, il boss della tv; è Magic Johnson che rivela in esclusiva di essere positivo all'Aids; è l'11 settembre che piomba nella case degli americani, sette minuti dopo l'impatto: «Stamattina abbiamo notizie non confermate secondo cui un aereo si sarebbe schiantato contro una delle torri del World Trade Center...». E poi il massacro di Piazza Tienanmen, l'inseguimento di O. J. Simpson sull'Interstate 405 di Los Angeles, l'esplosione dello Space Shuttle nei cieli della Florida, quel poco che si può vedere della guerra delle Falkland e dello sbarco dei marines a Grenada, prima che la Guerra del Golfo trasformasse la Cnn nel ministero degli Esteri ombra degli Stati Uniti, prima che il Pentagono coniasse il termine «effetto Cnn» per spiegare l'impatto che le dirette h24 avevano sui processi decisionali del governo americano.

Peter Arnett, l'icona del giornalismo che viaggiava con un amuleto indiano per scacciare gli spiriti maligni e si cuciva nel giubbotto i dollari per le spese, quando trasmette in diretta dall'ultimo piano dell'hotel Rashid i cieli illuminati di Baghdad, racconta, prima della guerra, che cosa sta per diventare l'informazione da quel momento in poi. Per anni il potere la teme e la usa. Saddam permette solo alla Cnn di restare in Irak per parlare all'America e al mondo, è il solo network ad avere un ufficio a Cuba, l'unico a cui gli ayatollah di Teheran si offrono per un'intervista. La Cnn con i suoi 42 uffici, 31 dei quali sparsi per il mondo, le sue 900 stazioni affiliate, il sito web, i canali radiofonici, quelli per gli aeroporti, le Headline news che raggiungono 212 paesi nel mondo ogni giorno; la Cnn con le sue star: Christiane Amanpour, la first lady del giornalismo embedded, dallo sguardo sempre fisso sulla telecamere e le parole sparate come proiettili, spesso persino più letali. O Larry King, al secolo Lawrence Harvey Zeiger, il signore dei salotti dalle bretelle rosse e dalla voce rauca con le sue 50mila interviste realizzate e le sue otto mogli: «Con me finisce il talk show», disse prima di essere pensionato.

Ted Turner, «mouth of the south», la lingua lunga del sud, o Terrible Ted, oggi ha novant'anni e un inizio di Alzheimer: dicono ami ancora l'ex moglie Jane Fonda, pensò persino al suicidio quando lei lo abbandonò, e ha lasciato la sua creatura nel 2003 qualche anno dopo la fusione con il colosso della comunicazione Aol-Time Warner, anche perché le cose cominciavano ad andare male. Non solo per i tagli sanguinosi e i bilanci a picco o perché i concorrenti nel mondo erano diventati tanti, ma perché la regina di Atlanta, che trasmette dall'anno scorso dal 30 Hudson Yard di New York, ha faticato a rinnegare se stessa e adattarsi al trend del giornalismo partigiano creato da Fox e che MsNbc ha abbracciato: un giornalismo più costruito sulle opinioni che sulle notizie, più cattivo che aggressivo, un modello di informazione, un tempo deplorato, che è ora lo standard che ha rimodellato lo scenario americano dei media. Alla fine la programmazione e lo stile orgogliosamente distaccato e libero da punti di vista schierati ha dovuto cedere alle leggi dello spettacolo prima che a quelle dell'imparzialità.

Per i conservatori oggi non è nient'altro che il megafono dei liberal, la compagna di merende della MsNbc, la «Clinton News Network» come l'ha ribattezzata Trump. Ma i tempi non sono più gli stessi di Dave e Lois: anche per la tv della notizia inseguire a ogni costo i gusti del pubblico paga di più che cercare di informarli.

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