Quando famiglia vuol dire segreti

Hüseyin è un immigrato turco in Germania che, dopo aver lavorato come un mulo per tutta la vita fra un turno e un veleno, una fabbrica e l'altra, è riuscito a ottenere qualche soldo e la pensione anticipata

Quando famiglia vuol dire segreti
00:00 00:00

Quanti segreti può nascondere una famiglia? E che cosa deve accadere perché, a un certo punto, improvvisamente vengano a galla e la verità inizi a erompere, come un terremoto? Nel caso di Hüseyin, sua moglie Emine e i loro quattro figli Ümit, Peri, Sevda e Hakan, i segreti sono moltissimi e, per rompere il silenzio e venire finalmente espressi, deve succedere l'irreparabile. Ovvero, la morte di Hüseyin, inaspettata e ingiusta, raccontata in presa diretta nelle prime pagine di Tutti i nostri segreti, il secondo romanzo della scrittrice turco-curda Fatma Aydemir (Fazi).

Hüseyin è un immigrato turco in Germania che, dopo aver lavorato come un mulo per tutta la vita fra un turno e un veleno, una fabbrica e l'altra, è riuscito a ottenere qualche soldo e la pensione anticipata (si fa per dire) e ha comprato un bell'appartamento a Istanbul, dove sogna di trasferire tutta la famiglia. Basta sentirsi trattati da pezzenti, basta con gli incendi in cui muoiono i turchi e si parla di sigarette lasciate accese, basta con la schiena spezzata e una lingua incomprensibile. Hüseyin cammina per le stanze dell'appartamento appena risistemato, ammira i mobili nuovi e annusa la vernice fresca. E muore d'infarto.

In Turchia, i funerali non aspettano: Emine, Peri e Ümit volano subito a Istanbul, seguiti da Sevda e Hakan (che però arrivano in ritardo). L'incontro che si consuma è come una sfida sul ring: nell'attesa, ciascun membro della famiglia ricorda la propria vita, che è soprattutto segnata da ciò che gli altri non sanno. Sevda ha nascosto ai genitori tutto il dolore e le umiliazioni subite dall'ormai ex marito, e le difficoltà di crescere due figli e mandare avanti un ristorante da sola. Se ne è andata di casa e non ha mai più parlato né con il padre, né con la madre: le due donne si ritrovano come pugili pronti a prendersi a morsi. È dal loro scontro che la verità (durissima e commovente) della famiglia inizia a zampillare, ma solo dopo essere passata, come un fiume carsico, attraverso i dolori e i segreti di tutti: Peri e le sue ribellioni, le droghe, il femminismo, l'amore perduto; Ümit e i suoi turbamenti, la passione non corrisposta per un compagno di squadra e l'emarginazione subita; Hakan e la sua vita di bugie e lavoretti, gli «incidenti» con la polizia e l'amore per una ragazza tedesca che il padre Hüseyin non avrebbe mai accettato. E poi Emine, con il suo macigno nel cuore, un gomitolo ingarbugliato di sentimenti, rimorsi, sensi di colpa, tradimento.

Come se questo carico non bastasse, Emine e Hüseyin sono curdi, ma lo hanno sempre nascosto ai figli: nemmeno una parola è stata pronunciata nella loro lingua, da quando sono in Germania. Di più: perfino a Sevda, che ha trascorso l'infanzia in Turchia con i nonni, è stato proibito anche solo di nominare i curdi. Peri, sempre inseguita dai suoi jinn, riflette: «Forse la famiglia non è altro che questo, un'entità fatta di storie su storie.

Ma allora cosa significano i vuoti in queste storie, i silenzi? Sono le falle che alla fine faranno crollare l'intera costruzione? O l'aria che ci serve per poter respirare, perché la verità, tutta la verità, sarebbe insostenibile?». A ciascuna famiglia la sua risposta.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica