Simpatica lidea della casa editrice Bompiani di varare una nuova collana intitolata Agone che si propone di essere, come ha rivelato martedì il Corriere della Sera «il luogo dellagonismo culturale, unadunanza dove gli intellettuali combattono sguainando le parole, una palestra dove gli atleti delle lettere gareggiano nella lotta per laffermazione di proposte e modelli culturali o per la demistificazione di altri».
Simpatica anche lidea di affidarne la direzione ad Antonio Scurati, lo scrittore che in una recente schermaglia col cannibale Aldo Nove, che lo aveva accusato di essere uno dei «nuovi padroni della letteratura», si è fatto onore con queste gagliarde parole: «Non mi riconosco nel titolo di padrone. La visione del potere mi è estranea. La mia è una visione agonistica della cultura che però non si esercita nei confronti di altri scrittori, ma in società, verso i poteri forti od oppressivi».
Simpaticissime poi le parole con cui lo stesso Scurati ha chiarito che i luoghi nei quali dovrà esprimersi questo nuovo «agonismo culturale» «non saranno più le piazza e le assemblee studentesche, come ai tempi di Sartre e Foucault, ma le aule scolastiche, le istituzioni culturali, la televisione e le librerie».
Ancor più simpatica, infine, è la foto che illustrava larticolo del Corriere: lo stesso Foucault, seduto per terra in mezzo a un circoletto di ragazzi del Sessantotto francese, presumibilmente intento a spiegar loro il suo pensiero.
Quella foto è stata scelta, ovviamente, per illustrare il concetto che la piazza e le assemblee sono avanzi del passato. Ma anche per assicurare che fra le idee e i sentimenti degli agonisti di Agone, nonostante il loro passaggio dalla piazza alle istituzioni, figura immutata la fede nel magistero di un pensatore che, comè noto, appartiene alla vasta famiglia di quei geni ai quali accade non di rado, allorquando dai cieli della speculazione scendono nella realtà, e dalla battaglia delle idee passano allanalisi dei fatti, e dai regni del passato e del futuro, e magari anche delleternità, si tuffano nel presente, che vengano subito bombardati da raffiche di lampi di pura imbecillità. Mi riferisco, ovviamente, alle furiose idiozie che quel glorioso maître à penser scrisse nel 78, quando un pool di intraprendenti giornali europei, fra i quali il nostro Corriere della Sera, per illuminare i loro lettori sui primi vagiti della rivoluzione khomeinista, lo invitarono a recarsi in Iran alla testa di unéquipe di «esperti», ovviamente strapagata, per analizzare e valutare il senso di quellevento epocale...
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