Bebelplatz (Sellerio) di Fabio Stassi è un libro ricchissimo di idee e storie. Si potrebbero scrivere tre articoli diversi. Ed è quello che faremo.
Primo articolo. In Bebelplatz, Fabio Stassi racconta le vicende che hanno portato al rogo dei libri nella Germania nazista. Scritto come un reportage dalle piazze tedesche, Bebelplatz ci fa vedere i luoghi dello scempio e ci presenta personaggi poco raccomandabili, come il bibliotecario che scriverà, per primo, la lista dei libri da mandare al rogo e quella dei libri da nascondere in un armadio. I primi sono quanto mai vari: si va dalla letteratura alla saggistica, dai classici ai contemporanei. I secondi sono testi politici (Marx, Lenin) che risulteranno utili ai dirigenti del Terzo Reich per conoscere il nemico. Il 10 maggio 1933, dopo un crescendo di fuochi spontanei, Goebbels organizza a Berlino, in Bebelplatz, il grande happening del rogo dei libri. Il ministro della propaganda stesso scandisce i nomi dei condannati alle fiamme. Thomas Mann, Heinrich Mann, Erich Maria Remarque, Erich Kästner, Ernst Gläser e molti altri. Alla fine saranno ridotti in cenere circa 25mila libri. L'inchiesta di Stassi non si ferma qui. Infatti l'autore cerca e trova i nomi degli scrittori italiani finiti nel mirino dei nazisti. Al netto degli scontati politici oppositori del nazismo, l'elenco è sorprendente: Pietro Aretino, Giuseppe Antonio Borgese, Ignazio Silone, Emilio Salgari e Maria Assunta Volpi nota come Mura. Il peccato del poeta rinascimentale Pietro Aretino è probabilmente la lussuria, ma anche il sarcasmo irriverente verso i potenti. Borgese e Silone sono avversari politici dichiarati. Entrambi, per motivi e strade diverse, erano ben noti in Germania. Salgari finisce nella lista per manifesto anticolonialismo ed esaltazione dei ribelli. Maria Assunta Volpi era autrice di romanzi rosa. Entra nell'elenco per Sambadu, amore negro, in copertina l'elegante ingegner Sambadu, nero come la pece, stringe tra le braccia una donna giovane e bianca. Siamo nel 1934. La retorica del regime insiste sul colonialismo, la guerra d'Etiopia ormai è alle porte. Benito Mussolini va su tutte le furie non appena vede il volume. In pratica, la censura fascista sulle pubblicazioni si accentua fortemente a causa di questo libro. L'eco arriva anche in Germania, dove sono stati pubblicati altri romanzi di Mura. Stassi individua un filo conduttore nei libri da destinare al rogo: tutto ciò che può essere usato per criticare il presente va bruciato. A margine, per venire proprio al presente, si può osservare come i roghi non siano più necessari, come del resto i dittatori. Solo negli Stati Uniti, la censura, nelle scuole, si è abbattuta su diecimila titoli. Oggi il potere cancella il dissenso in nome della bontà. Due eserciti contrapposti pretendono e ottengono la scomunica dei libri sgraditi. I generali delle due forze non conoscono più la storia, vivono in un eterno presente e quindi giudicano il passato con i criteri del presente. Da una parte, l'esercito del politicamente corretto; dall'altra, le armate del perbenismo, da sempre in azione. Non si salva più nessun autore.
Secondo articolo. In Bebelplatz, Fabio Stassi parte dal rogo nazista dei libri per raccontare una più ampia storia della distruzione. Scopo di ogni guerra, dalla Prima guerra mondiale in avanti, è annichilire il nemico, radere al suolo le sue città, colpire anche i civili. È il terreno più scivoloso del libro ma Stassi lo affronta con grande senso dell'equilibrio. Infatti la storia della distruzione non può omettere i bombardamenti al fosforo sulla Germania (Dresda, Colonia, Amburgo) e il lancio della bomba atomica. Stassi cerca (e trova) un nesso, con tutte le differenze del caso, tra Hiroshima e Auschwitz: il concetto, variamente declinato, di «soluzione finale». Nella storia della distruzione, ci pare di poter dire, emerge il ruolo della tecnica. Le macchine hanno trasformato l'artigiano e il contadino nella massa operaia. Le macchine hanno trasformato la guerra e reso possibile lo sterminio di massa. Auschwitz è una catena di montaggio della morte per uccidere tutti gli ebrei. La bomba atomica annichilisce un intero popolo e punta apertamente alle masse. Anche in questo caso, possiamo provare a fare un passo avanti. Prendiamo l'Intelligenza Artificiale, la useremo per i corretti fini? La storia insegna: l'uomo, presto o tardi, fa tutto quello che può fare, anche se le conseguenze potrebbero essere disastrose.
Terzo articolo. C'è anche il presente. Il tour di Stassi parte subito dopo la pandemia e finisce con l'inizio della guerra in Ucraina. In Europa ancora si combatte e torna lo spettro atomico. Nel frattempo anche il Medio Oriente è diventato, per l'ennesima volta, un campo di battaglia. C'è da chiedersi quale sia il ruolo della letteratura nei momenti tragici. Per Stassi, semplifico, i libri tengono accesa la luce della ragione. Nessun libro però ha mai evitato un genocidio. Facendo un passo a lato, possiamo osservare il fenomeno della deculturazione. Troppo lungo sarebbe spiegare da dove nasca. Ma possiamo vederne gli effetti: l'ignoranza del passato rende impossibile capire e giudicare correttamente il presente; il presente stesso diventa misura di tutte le cose; l'uomo sospeso in questo eterno presente è capace di ogni nefandezza, non pensa e non crede alle sue radici, non pensa e non crede al futuro. È pronto a entrare al servizio della morte, come impiegato o comandante. Stassi lavora in una biblioteca: è custode della nostra memoria. Ma chi vuole conoscerla, oggi?
Bebelplatz offre infiniti altri spunti: il rapporto tra massa e potere, a partire da Elias Canetti, nume tutelare del libro insieme con Leonardo Sciascia e W.G. Sebald; il rapporto tra «narrazione», come si dice oggi, e propaganda; il fascino magico del rituale e del fuoco purificatore; le occasioni perse dall'Italia, consegnatasi al fascismo; i sogni di una federazione europea al servizio della pace e molto altro ancora. Troppa carne al fuoco? No, perché Stassi è abile nel cucire assieme i temi che qui abbiamo separato nel tentativo di essere chiari.
Bebelplatz è un libro interessante e ben
scritto: mai un aggettivo di troppo, mai una relativa di troppo, mai una virgola di troppo. In questo stile misurato, c'è sicuramente anche una lezione morale da cogliere ma l'autore è troppo intelligente per svelarcela...
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