La crisi economica non è materia per soli governi centrali. Dai autentici «pacchetti» in miniatura a interventi più mirati e strutturali per la tutela delle imprese o dei cittadini delle fasce più deboli, sono i Comuni spesso i primi terminali delle domande sociali e delle ansie delle famiglie di fronte alle difficoltà del momento. Almeno questo emerge da una indagine avviata da Cittalia e Anci-Ideali sulle città capoluogo e sui grandi centri della Penisola, i cui primi risultati sono stati diffusi oggi.
Dallo studio risulta, infatti, che le amministrazioni comunali in molti casi hanno assunto un ruolo da «registi» coinvolgendo una pluralità di attori locali. Alcune, come La Spezia, Novara, Parma e Reggio Emilia, hanno messo a punto vere e proprie piccole «manovre» sulla crisi, discusse e sostenute dai vari soggetti in ambito locale. Talvolta, invece, i sindaci hanno assunto il ruolo di «portavoce» delle domande della comunità territoriale presso gli attori economici e sociali e gli altri livelli istituzionali. In alcuni casi i piani sono stati definiti insieme al governo nazionale. È il modello seguito in alcune regioni a statuto speciale, dove le risorse stanziate a livello regionale (o provinciale, come accede in Trentino Alto Adige) sono state indirizzate in accordo con le previsioni definite a livello comunale.
Capitolo protezione delle piccole e medie imprese. I principali interventi censiti dall'Anci riguardano la mobilitazione del sistema finanziario per allargare l'accesso al credito. In particolare, attraverso la promozione di fondi specifici che si aggiungono alle disponibilità garantite da Confidi; oppure strumenti come prestiti di onore e altri interventi di aiuto alle Pmi. Poi c'è la questione di come tutelare quelle imprese che vantano crediti nei confronti degli stessi bilanci comunali. Così alle banche viene chiesto di dare la possibilità alle imprese fornitrici di incassare anticipatamente le fatture (La Spezia). Sempre in questa direzione, a Salerno, il comune ha stipulato una convenzione con la Banca Etica per i soggetti del Terzo settore impegnati nei servizi sociali.
Sul fronte degli interventi finalizzati a ridurre l'impatto immediato della crisi sulle fasce più a rischio, inoltre, l'indagine contempla innanzitutto la tutela di chi vive in condizioni di povertà estrema nell'accesso a beni primari, con le organizzazioni di volontariato (ciò accade a Roma e Foggia). Altri interventi analoghi sono indirizzati alle famiglie impoverite dalla crisi. A loro si può venire in contro con l'ampliamento dei criteri di accesso gratuito, per mezzo della certificazione Isee, ai servizi comunali (a Parma, Novara e Potenza), con l'agevolazione all'acquisto di prodotti alimentari, prodotti farmaceutici e prodotti per l'infanzia (a Palermo, Aosta) o con la promozione di «panieri» di generi alimentari scontati o dei cosiddetti «farmer markets» (mercati a vendita diretta da parte dei coltivatori, a Potenza e Crotone ad esempio).
Tante soluzioni per un unico obiettivo: aggredire questa crisi e superarla con azioni concrete, come sta facendo Palazzo Chigi e molte altre, non sempre sconosciute, realtà di provincia.
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