Il «Quarto stato» va a Palazzo

È la prima volta che il Quarto Stato, capolavoro di Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907), viene esposto alla Camera dei Deputati. Occasione i 60 anni della Costituzione repubblicana e i 100 anni dalla morte dell’artista piemontese. La mostra «Ambasciatori del lavoro» (curatore Renato Miracco, catalogo Federico Motta Editore, saggi di Miracco, Celant, Scotti Tosini e Sgarbi), mette a confronto l’opera di Pellizza che apre il secolo e il Quinto Stato, realizzato da Mario Ceroli nel 1984, che ne segna gli ultimi sviluppi.
Massima espressione della creatività di Pellizza, il Quarto Stato entra nel «palazzo», dice Vittorio Sgarbi, che nella sua veste di assessore milanese alla cultura lo ha «prestato» al presidente Fausto Bertinotti. Da Palazzo Reale a Milano a Palazzo Montecitorio a Roma. È quasi appoggiato sul pavimento nella Sala della Regina della Camera così come era nella Sala delle Cariatidi, in modo che l’incedere maestoso della folla sulla scena sia in rapporto con la gente che guarda, chiamata a confondersi, a partecipare a quell’avventura. Il popolo lavoratore dalle scarpe rotte e gli abiti consunti, immerso in una luce meridiana, è inarrestabile e guarda al futuro. Realizzata con tecnica divisionista lenta e laboriosa, la grande opera (3 metri per 5,5 circa) costruita secondo piani simmetrici e spettacolare nella sua frontalità, dai critici è posta in relazione con la Scuola di Atene di Raffaello e con la Cena di Leonardo.
Iniziato nel 1898 (poco dopo la repressione dei moti milanesi del generale Bava Beccaris), terminato nel 1901 e esposto al pubblico alla Quadriennale torinese del 1902 dove venne aspramente criticato, il quadro venne acquistato nel 1920 con una pubblica sottoscrizione dal Comune di Milano che lo conserva nella Galleria d’Arte Moderna. Frutto di una lunga gestazione, è preceduto da schizzi e studi già nel 1890, segue la prima elaborazione de Gli ambasciatori della fame, quindi Fiumana nel 1895 e il bozzetto de Il cammino dei lavoratori.
Di fronte, speculare al Quarto Stato e di dimensioni ancora maggiori, il Quinto Stato, rivisitazione moderna dell’opera di Pellizza da parte di Mario Ceroli, per la prima volta esposto al pubblico. È un collage di carte colorate di varie tonalità di rossi, versione bidimensionale delle sagome scultoree che riecheggiano il dipinto ottocentesco. Ma tanto il dipinto di Pellizza è connotato storicamente e socialmente, quanto quello di Ceroli è senza tempo, aperta la sua fiumana a chiunque voglia farne parte. Lo sfondo rimanda a una città ideale di cui vengono cancellate le architetture, proiettando tutto in una dimensione atemporale.


Palazzo di Montecitorio, ingresso libero su prenotazione da piazza del Parlamento, 25. Ritiro tagliandi presso il punto Camera, via del Parlamento 7, tel. 0667606996. Fino al 3 febbraio 2008, orario: lun.-ven. 10-20, sab. 9.30-13.

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