L«epopea» della privatizzazione della Sea inizia nel 2001. Quando Palazzo Marino decide di vendere a un privato una parte della società che gestisce gli scali di Malpensa, Linate e Orio al Serio. La Spa conta 30 milioni di passeggeri lanno, 618 milioni di fatturato annui e 6mila dipendenti. Sempre nel 2001 la prima valutazione, stabilita dallAdvisor Bnp Paribas: 600 milioni di euro per una quota da privatizzare pari al 35% delle azioni.
Ma l11 settembre 2001 blocca tutto. Oltre alla privatizzazione si allontana anche lipotesi di una quotazione in borsa della società.
Nel 2002 spunta un possibile acquirente della parte di quota messa in vendita: la Provincia di Varese, disposta ad acquisire il 10%, anche se il presidente Marco Reguzzoni si dice pronto ad acquistare tutta la quota.
Ma nel 2003 laffaire Sea è ancora bloccato, di sicuro cè solo la modalità della cessione diretta. In aprile allapprovazione del bilancio Albertini spiega in giunta che «bisogna vendere la Sea entro 6-8 mesi e incassare i soldi che consentiranno di avviare moltissime opere». Il sindaco si batte perché la decisione passi solo dalla giunta. Spuntano altri nomi di possibili acquirenti, fra i quali una finanziaria australiana e la società che gestisce laeroporto di Amsterdam. La Lega si oppone.
La soluzione dellasta competitiva la suggeriscono nel 2004 gli advisor Mediobanca e Schroder Salomon Smith & Barney. Ma la delibera sulla vendita della Sea resta ferma.
Nel 2005 è ancora arenata: il Consiglio di Stato stabilisce che non basta il sì della giunta. E lopposizione, ma anche alcuni esponenti della maggioranza (fra i quali Bruno Tabacci, Udc) ritiene che il prezzo sia troppo basso.
A inizio settembre Mediobanca fa una nuova perizia giurata sul valore del 33% della società: 600 milioni di euro come base dasta, incasso da investire nelle grandi opere. La discussione in Consiglio comunale della famosa delibera già approvata dalla giunta inizia il 12 settembre.
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