Da un tecnico ti aspetti efficienza, che diamine. Che penseresti di un elettricista che viene per aggiustarti una presa e non riesce nemmeno a trovare il tuo nome sul citofono? Di sicuro che non è molto sveglio. Da qui la tentazione di mandarlo via prima ancora che inizi il lavoro. Figuriamoci quando i tecnici sono quelli del governo che dovrebbe aggiustare l’Italia. Giunto al grande citofono del Paese bisognoso di assistenza, Mario Monti ha rischiato non una ma due volte di premere il pulsante sbagliato. E allora scegli: o ridi o ti preoccupi.
Il primo qui pro quo lo aveva svelato lo stesso Monti pochi giorni dopo il varo del suo governo: «Quando cercavo il futuro ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, il centralino di Palazzo Chigi, per un disguido dovuto all’omonimia, mi ha passato Alessandro Profumo», ha raccontato giorni fa il Professore ad alcuni eurodeputati. Ad accorgersi della gaffe sarebbe stato lo stesso premier, non prima di avere condotto la conversazione telefonica sul filo dell’equivoco per un paio di minuti. Uno scambio di persona probabilmente facilitato dall’essere stato Alessandro, ex amministratore delegato di Unicredit, più volte indiziato negli ultimi mesi di una possibile discesa in campo nelle variopinte fila dell’esercito antiberlusconiano. Così l’ex banchiere, sentendosi chiamare dal premier incaricato, avrà pensato: «Di già?». Poi come vuole la tradizione delle commedie degli equivoci, tutto si è chiarito. Monti ha terminato la chiacchierata con il Profumo sbagliato, magari si è educatamente informato di una possibile futura disponibilità - non si sa mai - e ha poi assegnato il dicastero di viale Trastevere al Profumo che voleva lui: Francesco, illustre accademico nonché presidente del Cnr. Governo salvo, e salva anche la battuta «Profumo di Passera» pronunciata dagli spiritosoni giocando anche sul cognome di Corrado Passera, il banchiere giusto del nuovo esecutivo.
Nel corso della seconda infornata di nomi, a Palazzo Chigi-nuova gestione però sono ricascati nell’errore. Stavolta non da penna rossa, ma da penna blu. A «toppare» infatti non è stato un centralinista, ma addirittura un ministro, quello per le Politiche Agricole Mario Catania. Questi, riferendosi al sottosegretario designato, ne ha decantato il curriculum parlando di un uomo con una «competenza scientifica di alto livello», «molto attivo nel Nord America nel suo excursus di studi e insegnamento dal mondo dell’università e della ricerca». Virtù, queste, non appartenenti a Franco Braga, il «vero» sottosegretario, docente di Tecnica delle costruzioni all’università La Sapienza di Roma. Ma al quasi omonimo Francesco Braga, professore di Agribusiness all’università di Guelph in Canada. E proprio «Guelph!» avrà esclamato quest’ultimo quando, alle 4,26 ora canadese, si è visto recapitare una mail dal ministero. Per la verità l’oscuro funzionario di via XX Settembre che ha inviato il messaggio qualche dubbio deve averlo avuto, se è vero che il contenuto era più o meno il seguente: «Ma lei è proprio lei?». Il Braga sbagliato, sottosegretario per poche ore, persuaso (e come dargli torto?) che una poltrona a Palazzo Chigi valesse qualche approfondimento anche in piena notte, ha raccontato alla trasmissione di Radio2 Un giorno da Pecora di aver subito compulsato qualche sito italiano, scoprendo che si parlava proprio di lui. E quindi ha preso a tempestare di telefonate il centralino del Mipaf per chiedere delucidazioni. Da commedia con Lino Banfi la risposta di una signora peraltro da lui descritta come molto cortese: «Fino a pochi minuti fa era sicuramente lei il sottosegretario, adesso potrebbero esserci degli sviluppi diversi». E figuriamoci se era pure scortese, la signora.
Alla fine il Braga II ha capito che non era nemmeno sottosottosegretario, ed è tornato - speriamo per lui - a dormire. Il Braga I ha preso a tirarsela rifiutandosi di firmare. E noi restiamo qui con il nostro dubbio, un po’ scherzoso e un po’ no: ma ci sarà da fidarsi, di gente così?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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