Quel giornalista con il fiuto per lo scoop Fu lui a scoprire Buscetta in crociera

Marianna Bartoccelli

da Roma

Personaggio dalle mille risorse: fa il giornalista e diventa autore di scoop, fa l’imprenditore ed entra nel cda di giornali prima della sinistra e poi della destra, decide di fare politica e tra Fi e la Dc di Rotondi alla fine trova il suo seggio con l’Idv di Pietro, dove arriva con un bouquet ricco di rapporti con gli «Italiani nel mondo». E ieri il coronamento dei suoi sogni: diventa presidente della commissione Difesa del Senato, ma grazie ai voti dell’opposizione più il suo.
Sergio De Gregorio, 46 anni, napoletano verace diventa famoso nel 1995 quando, giornalista di Oggi scova il pentito Tommaso Buscetta in crociera con la famiglia e si fa rilasciare un’intervista che fa scalpore sia per le accuse di Buscetta contro Andreotti, sia perché nessuno pensava che un pentito di quella portata potesse andare in giro per mari. Quell’anno ha già fatto il passaggio dalla sinistra alla destra, e da collaboratore de «La Voce della Campania», il giornale che raccoglieva le denunce e le inchiesta della sinistra da Marrazzo a Santoro, passa, come amministratore delegato, a Ideazione, la rivista di Domenico Mennitti a cui segue un passaggio nel Cda del «Giornale Nuovo del Sud». Un passato socialista lo riporta a tentare di far rinascere l’Avanti!, e infine la sua associazione, Italiani nel mondo, che è quella che gli garantisce l’approdo prima nella Dc di Rotondi (ma non bastano i suoi diecimila voti perché manca il quorum al partito) e lo scorso aprile nell’Italia dei valori di Di Pietro, dove finalmente viene eletto.
La storia di De Gregorio è antica, e già a 19 anni anni vantava di essere il giornalista più giovane iscritto all’albo professionale. Collabora là dove trova spazio: da Paese Sera a molte trasmissioni Rai sino all’Istruttoria di Giuliano Ferrara. Si caratterizza come cronista d’assalto e quando comincia il processo a Enzo Tortora, da colpevolista si trasforma in innocentista e segue Tortora per anni. Va con lui anche in tv, nel 1989, in occasione dell’ultimo programma che il presentatore curò pochi mesi mesi prima della sua morte. Mette a frutto il suo lavoro di giornalista con un libro sulle vicende di Raffaele Cutolo, «I nemici di Cutolo» e un secondo su Tortora, «Morire di ingiustizia». Al suo attivo anche la prima intervista a Craxi esule ad Hammamet.
Dopo lo scoop su Buscetta si dà alla cultura e mette su il festival della canzone napoletana, trovando in un mobilificio di Caserta lo sponsor. Il salto nella politica è nel 2000, quando si candida sotto le bandiere di Forza Italia, nel listino del candidato alla presidenza di An, Antonio Rastrelli, che veniva opposto a Bassolino. Ma resta fuori dal Consiglio regionale e si riparla di una sua candidatura alle politiche del 2001. Ma alcuni big napoletani di Fi si oppongono. Ci riprova nel 2005 con la sua associazione «Italiani nel mondo», e con manifesti azzurri. Ma anche stavolta qualcuno si mette di traverso e Fi non lo candida. Trova rifugio nella Dc di Rotondi, da cui viene anche nominato vicepresidente nazionale del partito. I suoi voti personali non bastano a recuperare il gap della Dc, ma sono sufficienti a consentirgli l’accordo con Di Pietro. Capolista al Senato in Campania stavolta viene eletto.

E per tenere fede al suo personaggio sempre in bilico tra giornalismo e politica diventa il direttore editoriale del quotidiano di partito dell’Italia dei Valori. Oggi è anche presidente della commissione Difesa del Senato, dove è arrivato con i voti della sinistra ma ieri è stato eletto dalla destra.

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