Venere è appellativo che pretende larticolo e il complemento di specificazione. Ce nè più duna, infatti. Tra le altre, la Venere di Tiziano. La Venere di Urbino. La Venere miracolosamente apparsa nel salone della villa dun industriale sulle rive del lago di Garda: di morbide forme, in morbide vesti di seta, in cima a due scarpine deliziose che la innalzano al di sopra dei comuni mortali della misura dun paio di tacchetti rossi. E la Venere misteriosamente scomparsa dalla cornice che nella stessa villa, nello stesso salone la esibiva di fronte alla figlia del padrone di casa come dentro a uno specchio.
Ma di Venere non ce nè che una sola. E quella sparita rubata da Casa Pozzi a Salò, in un giorno dinverno del 1944, mentre i rumori delle rappresaglie partigiane e dei bombardamenti americani camuffavano lesplosione preventiva alleffrazione, raccoglieva nel gesto languido con cui (im)pudica si offriva allo spettatore tutte quante le sue controfigure e i suoi alter ego. È La Venere di Salò: musa ispiratrice e dea tutelare dellultimo prodigioso romanzo di Ben Pastor (Hobby & Work, 362 pp. 18 euro). In lei le fattezze della divina signora dipinta a Urbino da Tiziano Vecellio tradiscono limpressionante somiglianza con lultima dei suoi possessori. E rapiscono con quella mossa ambigua, terribilmente femminile la mano sul pube protesa a nasconderlo o a offrirlo perfino linflessibile, infallibile, insospettabile Martin Bora: lufficiale della Wehrmacht in guerra ai comandi di Ben Pastor dal 1937 e, da allora, impegnato a sciogliere gli intriganti gialli storici intrecciati dalla scrittrice italo americana. Per evocare rapidamente i suoi trascorsi, labbiamo incontrato in La canzone del cavaliere ai tempi della guerra civile spagnola, nella Polonia invasa nel 39 con Lumen, nella campagna di Russia di fronte a Un morto in piazza sotto la Luna bugiarda di Verona, a Roma, cioè nel Kaputt mundi e adesso, alla fine del Conflitto mondiale e duna saga in sei romanzi non ha che trentun anni!
Stavolta però le maglie in cui è preso paion più strette e intricate del solito, se a reggerne le fila sono le dita duna dea maliosa. È lei immobile e irresistibile come il ragno nella tela - al centro della trama che muove come burattini e soldatini gli uomini dellEsercito tedesco e di quello Repubblicano, i gerarchi nazi e i militari occupanti, le Guardie Nazionali della RSI e le SS, gli sgherri della Gestapo e delle Brigate Nere... Ma, splendido nella sua uniforme con mostrine il sottotenente venticinquenne degli inizi spagnoli porta infatti in Italia i gradi di colonnello , Bora darà a Venere dellaltro filo da torcere. Avrà ben tutti i numeri e il suo bel pedigree per esser da pari a un capolavoro rinascimentale.
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