Roma - Nemmeno davanti alle carte sulla proprietà dell'appartamento in boulevard Princesse Charlotte, i vertici di Futuro e Libertà ammettono la sconfitta. "Siamo qui per denunciare una operazione di dossieraggio ad orologeria contro Gianfranco Fini - denuncia il capogruppo del Fli, Italo Bocchino - il cui mandante certo è Silvio Berlusconi e il cui manovale è Walter Lavitola, amico di Berlusconi". Sebbene il leader del Fli avesse promesso agli italiani che, in caso venisse provato che Giancarlo Tulliani sia il proprietario dell'appartamento monegasco, si sarebbe dimesso da presidente della Camera, i finiani indicono una conferenza stampa per accusare il Cavaliere e il governo di aver orchestrato un piano per far fuori Fini. Ma il Pdl non ci sta e smaschera i finiani: "Stanno cercando di mettere in atto un depistaggio disperato, adesso Fini deve dirci se manterrà l'impegno di dimettersi".
Le accuse di Bocchino Secondo Bocchino, l’operazione di "dossieraggio ad orologeria contro Gianfranco Fini, il cui mandante è Berlusconi" è stato messo in atto "al solo scopo di distrarre l’opinione pubblica da quanto sta emergendo dalle inchieste di Milano" sul caso Ruby. Per il capogruppo di Futuro e Libertà alla Camera, infatti, si tratta di una vicenda "inquietante di sesso, di soldi e di appartamenti e i commenti delle interessati, a cominciare dalla Minetti, lasciano sgomenti". "Parliamo anche di chili di cocaina - continua l'esponente del Fli - non di grammi, ma di chili, quantità da narcotrafficanti trovato in appartamenti" riconducibili al premier. Quindi l'accusa al ministro degli Esteri, Franco Frattini: "E' inadeguato a ricoprire il suo delicato ruolo istituzionale perché ha dimostrato di essere subordinato agli interessi privati di Berlusconi, che gli ha fatto fare cose che nessun ministro degli Esteri avrebbe dovuto fare". Per Bocchino, Frattini "ha infangato il ruolo e il prestigio della diplomazia italiana per la sua debolezza che non gli ha consentito di dire no a Silvio Berlusconi. Si è dimostrato un ministro inadeguato a guidare la diplomazia italiana".
La "sfida" delle elezioni "Sfidiamo Berlusconi - continua Bocchino - se vuole liberarsi di Fini allora abbia il coraggio, se ne ha, di andare al voto". Il contrattacco del Fli passa anche attraverso le pesanti accuse rivolte al ministro degli Esteri, Franco Frattini, indicato come "il fattorino" del dossieraggio. "Andiamo subito alle elezioni - dice il capogruppo Fli alla Camera - e se vincerà Berlusconi potrà mettere al posto di Fini un frequentatore di Arcore, Frattini o Schifani. Noi siamo preoccupati dell’asservimento delle istituzioni - prosegue prendendo le mosse dal dibattito al Senato di oggi - ai personali e privatistici disegni di Berlusconi". E incalza: "Siamo sicuri che Berlusconi resterà asserragliato a Palazzo Chigi perché il giorno in cui si andrà al voto sarà anche il giorno della fine di Berlusconi".
Pdl: "Arroganza dell'impunità" "Futuro e Libertà conferma la sua linea dettata dall’arroganza dell’impunità", replicano Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello ribadendo che "la correttezza di Frattini è incontestabile". "Le carte sono state trasmesse alla Procura e chi stamattina aveva alzato i toni, arrivando a chiamare in causa impropriamente il presidente Schifani, forse è rimasto deluso e ora dà fuoco alla sua coda di paglia - commentano - l’uso spregiudicato delle carte bollate preferiamo lasciarlo ad altri, né accettiamo che accusi di dossieraggio il presidente Berlusconi chi da giorni, incapace di affermarsi sul piano politico e parlamentare, non sa fare altro che brandire intercettazioni e pedinamenti telematici compiuti illegalmente ai danni del premier". A differenza di Futuro e Libertà, continuano i due esponenti del Pdl, il Pdl "non delega" la propria politica ai pubblici ministeri. "Fa poi sorridere la richiesta di dimissioni nei confronti del presidente del Senato, la cui imparzialità non può essere messa in discussione da nessuno".
Le dimissioni di Fini Il Pdl ribalta quindi le accuse dei finiani e riporta il discorso sul vero problema: "Dica Fini se intende tenere fede alla sua promessa di dimissioni: la casa è del cognato. La prova ora c’è. Non si nasconda Fini dietro l’attesa di future decisioni giudiziarie a noi del tutto indifferenti". Dal coordinamento nazionale del Pdl, Gasparri sottolinea che "la questione che ci interessa non è penale. Il nodo è politico". "Ci dica se intende mantenere l’impegno a dimettersi o rinnegarlo - spiegano i vertici del Pdl - in tal caso sarà ancora più evidente il suo ruolo di parte incompatibile con l’alta funzione che ricopre".
I finiani corrono ai ripari Non si fa attendere ed è durissima la risposta dei luogotenenti di Fli agli attacchi provenienti dal Pdl. Di un vero e proprio "pericolo per la democrazia" parlano i finiani.
"Dopo la barzelletta di Montecarlo da un partito come il Pdl, ricettacolo di cricche, affaristi e indagati per reati mafiosi", parla per tutti Fabio Granata, "parte un attacco ridicolo contro me, Bocchino e Briguglio su questioni fantomatiche quanto inesistenti". Da qui l’affondo: "A questo punto non abbiamo più dubbi: Berlusconi e i suoi accoliti sono un pericolo per la democrazia". E annuncia: "Daremo risposte in ogni sede in nome della legalità repubblicana".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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