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La raffinata antologia di un collezionista sedotto dalla bellezza

Dalle tavole di Cranach ai capolavori di Monet e dei Preraffaelliti

«Ho comprato la prima opera nel ’62 all’uscita del Prado, era una riproduzione di Velázquez. Nel ’64 il primo quadro di un pittore spagnolo, Ricardo Duarte. Rappresentava la campagna dove sono nato e mi costò la metà del salario. Due anni dopo, quando mi sono sposato, ne ho comprati altri due e così avevo quattro quadri appesi in salotto». E da allora non ha più smesso. A raccontare il suo incontro con l’arte e il collezionismo a Palazzo Ruspoli che ospita (fino al 27 gennaio) la mostra «Da Cranach a Monet. Capolavori della Collezione Pérez Simón» è lo stesso Juan Antonio Pérez Simón, magnate messicano della telefonia, nato nelle Asturie, che ha messo insieme, facendosi guidare dall’amore per la bellezza, una delle collezioni private d’arte più importanti al mondo. Una grande raccolta, precisa Anna Coliva responsabile della Galleria Borghese, che a differenza delle collezioni italiane che si caratterizzano per il periodo storico in cui si sono formate, offre una panoramica dell’arte figurativa dell’Occidente che va dal XIV secolo alla fine del XX includendo le scuole, italiana, francese, tedesca, fiamminga, olandese e spagnola. Roxana Velázquez Martínez Campo ha selezionato 57 opere di alta qualità che rappresentano i vari periodi. A cominciare dalla pittura italiana e tedesca dal XIV al XVI sec. Punto di partenza del percorso espositivo due insoliti «fondo oro» con le Madonne di Spinello Aretino e Benvenuto di Giovanni espressione dell’arte senese del tempo e il Ritratto di Eleonora di Toledo del Bronzino, mentre la pittura tedesca è rappresentata da due tavole di Cranach colto nel suo aspetto religioso e profano. Ma clou della rassegna è la pittura inglese dell’epoca vittoriana (Vittoria sale al trono nel 1837) a cui sono dedicate due sale. Le contraddizioni del tempo si riflettono nell’arte dove proliferano correnti differenti all’interno delle stesse tendenze. Prima fra tutte la Confraternita dei Preraffaelliti, fondata nel 1848 da Dante Gabriel Rossetti, W. H. Hunt e J. E. Millais, che mirava a rimuovere i canoni artistici del Rinascimento. Un periodo in cui la pittura diventa letteratura e l’amore sconfina nella morte. Splendidi Le rose di Eliogabalo di Alma Tadema (ammirato da Cecil B. De Mille), Donne greche che raccolgono conchiglie in riva al mare di F. Leighton e Un quartetto di A. J. Moore. Di alto profilo anche gli esemplari di pittura fiamminga e olandese del XVII secolo, l’età di Rubens, di cui è in mostra una Madonna monumentale. Del suo discepolo più brillante Anton van Dyck è esposto il Ritratto del principe Carlo Luigi, elettore del Palatinato.


Conclusione dell’itinerario la pittura francese del XIX secolo, quella accademica secondo il gusto ufficiale della società parigina del tempo, alla Cabanel, alla Gérôme, il Realismo, l'Impressionismo e il Postimpressionismo. Dai precursori Fantin-Latour, la Scuola di Barbizon, la natura ordinata di Corot, fino alla rivoluzione impressionista della luce. A partire da Pissarro per arrivare a Gauguin, Cézanne, van Gogh.

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