La Rai e l'Unità d'Italia Tra Baudo e Vespa rabbia, sputi e ascolti flop

I due superconduttori nervosi per la fine anticipata dello show dedicato alla storia d'Italia. Vespa infuriato perché in un filmato celebrativo il giornalismo Rai è stato personificato da Santoro

La Rai e l'Unità d'Italia 
Tra Baudo e Vespa 
rabbia, sputi e ascolti flop

L’Unità d’Italia divide i big della Rai in diretta tv. Accuse, ripicche, malumori, una tensione che tracimava dal video in un programma che avrebbe dovuto essere festoso. Ci potrebbe essere qualcosa di emblematico nelle scintille che l’altra sera, alla puntata anticipatamente finale di «Centocinquanta» visti i modesti ascolti, hanno animato il dietro e il davanti le quinte di Raiuno, tra Baudo e Vespa. Superpippo e Superbruno, due campioni della tv nazional-popolare - «Centocinquanta» non poteva esserlo di più - hanno perso la gara dell’audience. E, di conseguenza, pure le staffe. Sul finire della serata, mentre la banda dei Carabinieri eseguiva Rossini, Vespa si agitava in disparte, seminascosto ai più. Non all’occhio impietoso di «Striscia la notizia» che, come da copione, ci ha maramaldeggiato sopra. Motivo dell’irritazione del conduttore di «Porta a Porta», l’inserimento di Michele Santoro tra i volti storici della Rai, tra Frizzi, Conti, Giletti, Mara Venier.

Non sapendone nulla, Vespa è andato su tutte le furie: vibrate proteste in onda con i collaboratori, abbandono anticipato dello studio, tensione durante il brindisi di commiato. Un comportamento che la Rai potrebbe anche sanzionare. «Nessun abbandono del programma, solo un tardivo ritorno alle regole», ha precisato ieri Vespa in una nota. Prima di spiegare le ragioni della sua sfuriata: «Quando ho visto che la storia del giornalismo Rai era incarnata dal solo Michele Santoro l’ho considerato un gravissimo errore prima che una stupida provocazione, non nei miei confronti, visto che ero in studio, quanto degli assenti e della stessa Rai. Non ho mai lesinato a Santoro complimenti professionali pur dissentendo radicalmente da tante sue scelte, ma la storia del giornalismo in Rai è fatta anche - per fare solo qualche esempio - da Sergio Zavoli, Piero Angela, Tito Stagno, Paolo Frajese. Se Santoro fosse stato inserito in quel gruppo, non avrei avuto nulla da obiettare».

Basterà a far rientrare i propositi di sanzione? Forse occorrerà far passare qualche giorno per metabolizzare la caduta d’immagine del servizio pubblico e il flop degli ascolti. Anche perché pure per Baudo si sussurrano provvedimenti dopo che, a ridosso della puntata precedente, aveva replicato con uno sputo (mancando il bersaglio) a Claudio Donat Cattin, capostruttura Rai e autore storico di Vespa, che lo aveva accusato senza giri di parole di «comportamento mafioso».

Si sa, squadra che perde fa saltare i nervi. Soprattutto se non abituata, come nel caso dei due Super. Dopo la prima puntata, andata in onda proprio la sera del 150° dell'Unità, «Centocinquanta» era sceso fino al 14 per cento di share, (poco più del 12 l’altra sera) risultando sempre battuto dalla concorrenza. Al punto che qualcuno si sbizzarriva sulla vittoria delle «Iene» di Italia Uno contro i dinosauri di Raiuno. In Viale Mazzini si era tentato di correre ai ripari, cercando di mixare meglio gli ingredienti. Parlare di storia in prima serata su Raiuno non è facile, soprattutto se si vogliono ascolti da rete ammiraglia. Così la celebrazione della storia e dell'identità nazionale era stata infarcita di sofieloren, massimighini, belenrodriguez, massimiranieri e ballerine assortite, spingendo a notte fonda i talk show con giornalisti e storici, peraltro spesso qualificati. Risultato: Vespa imputava a Baudo l’eccesso di intrattenimento, Baudo accusava Vespa di overdose di interventi da convegno.

Probabilmente, se l’Auditel avesse dato esiti diversi, i due big della tv nazional-popolare sarebbero andati d’accordo per tutte le puntate. Invece, l’errore più grossolano è stato fatto al momento della programmazione. Se proprio si voleva serializzare la celebrazione, bisognava farlo prima, avvicinandosi alla data dell’anniversario. Non dopo. Invece, passata, la festa, scappato il pubblico.

E così…
Ora, se due professionisti navigati come Superpippo e Superbruno si mandano a quel Paese come un La Russa e un Fini qualsiasi, significa proprio che la Rai è allo sbando, priva di una guida autorevole. E stavolta, non riuscendo a essere né nazionale né popolare, ha perso proprio sul suo terreno.

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