Rai, Lega: "Fiction in dialetto". Ed è polemica

La proposta del ministro Zaia: Le fiction di grande ascolto targate Rai devono andare in onda in dialetto con i sottotitoli. ed è subito polemica. Bocchino: "Nessuna possibilità di applicazione". Morri (Pd): "Il servizio pubblico non sia uno stumento secessionista"

Rai, Lega: "Fiction in dialetto". Ed è polemica

Roma - Le fiction di grande ascolto targate Rai devono andare in onda in dialetto con i sottotitoli: ne è convinto il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, intervistato da Klaus Davi a Klauscondicio. Dopo le gabbie salariali, e le bandiere e gli inni regionali, anche oggi ad animare il dibattito politico è una proposta del Carroccio. "Quando e se il Consiglio dei ministri della Repubblica italiana si terrà, con tanto di verbali annessi, nel dialetto del ministro proponente un provvedimento, si potrà senz’altro discutere di fiction dialettali", commenta ironico Fabrizio Morri, capogruppo del Pd in commissione di Vigilanza, replicando così al ministro che vorrebbe Capri in napoletano, Il commissario Montalbano in siciliano, Gente di mare in calabrese, Nebbie e delitti in emiliano, Cuori rubati in piemontese e Un caso di coscienza in friulano.

La proposta di Zaia Per Zaia, la Rai "non fa nulla per promuovere la cultura locale". Il riferimento è in particolare a Raitre, che "doveva occuparsi della valorizzazione della lingua locale, della storia e della cultura delle diverse realtà regionali ed è invece diventata un canale fortemente ideologizzato che ha altri scopi". Ed è invece proprio attraverso Raitre che passa "la vera rivoluzione, la vera Perestrojka degli enti locali". Ma il ministro va oltre e auspica il dialetto anche nei programmi di prima serata e in radio.

La replica della Vigilanza Per il vicepresidente della Vigilanza Giorgio Merlo (Pd), Zaia "confonde ferragosto con carnevale" e il servizio pubblico è "credibile se non diventa uno strumento secessionista da inserire nella politica italiana". E su Raitre dice: "Attendiamo con curiosità di sapere dal titolare delle politiche agricole a chi appartengono il Tg1, il Tg2, Rai 1 e Rai 2". Zaia ribatte: "La spartizione ora non riguarda più solo il Pci ma tutto il Pd e le sue correnti. Infatti a quanto si apprende da fonti giornalistiche, pare che sia necessario attendere la fine del congresso di ottobre per poter sapere a chi toccherà la guida della rete e quella del telegiornale".  Interviene anche Franco Grillini, presidente di Gaynet (Associazione nazionale giornalisti gay), per il quale Zaia "vorrebbe una televisione da Minculpop che imponga la cultura, se così si può dire, di chi governa e che coincide con il più trito clericalismo bigotto e bacchettone". "A Grillini - replica Zaia - ricordo che il 9 luglio Gianni Vattimo, più noto per i suoi outing che per il suo Pensiero debole, era a Rai2 per l’ultima omelia laicista su canali pubblici".

Mormorii in maggioranza Anche un esponente della maggioranza boccia la proposta di Zaia. "È un’autentica fesseria da catalogare nelle boutade estive della Lega senza alcuna possibilità di applicazione", dice Italo Bocchino, presidente vicario del gruppo Pdl alla Camera, al quale il ministro risponde così: "Se fosse come dice lui il mondo si sarebbe perso la grande cultura napoletana di De Filippo, quella romanesca del Belli e quella lombarda del Porta".

Perplessità anche tra gli attori: per Lando Buzzanca, siciliano, che vedremo su Raiuno nella nuova serie di Io e mio figlio, si tratta di "una sciocchezza". Per Nancy Brilli, una delle Commesse della fortunata fiction di Raiuno, di "una provocazione che non capisce bene a che cosa punti".

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