Accidenti, ma questo è proprio un miracolo. Mai si era visto dalle parti di viale Mazzini un consenso così vasto e così deciso. Non solo l’unanimità votata dai consiglieri del Cda, di qualsiasi parte politica, ma anche la professione di stima (via agenzie di stampa) di molte associazioni, partiti, sindacati, ministri, movimenti. E chi sarà mai questa Lorenza Lei, nominata ieri ufficialmente direttore generale della Rai, che è riuscita a rastrellare così tanto apprezzamento? Proprio lei che non è una persona propensa alle smancerie né tanto meno a frequentare le feste e i salotti buoni? La risposta non può essere trovata solo nel desiderio di chiudere in fretta il capitolo Masi e avviare una nuova stagione, più limpida ed efficiente per la Tv di Stato. Né solo nel fatto che Lei è una professionista che da molti anni lavora in Rai mostrando di essere riservata, efficace e instancabile. Si racconta per esempio - anzi lo dice il suo mentore Agostino Saccà, che la chiamò a dirigere il suo staff quando divenne direttore generale - che «è capace di arrivare in ufficio alle 7,30 del mattino e uscirne alle 22». Separata, con un figlio grande, si è gettata anima e corpo nel lavoro.
Ma la risposta al perché di tanto consenso va ricercato anche nel suo personale carisma, che è stato quello di instaurare fruttuose relazioni con gli esponenti dei poteri forti nostrani, dal Vaticano a Berlusconi alla sinistra. L’aggancio con il premier glielo ha fornito Saccà, quello con la Chiesa se lo è cesellato pezzo per pezzo partendo dall’organizzazione del Giubileo. Tra l’altro, la Lei si trova in ottima sintonia con Marco Simeon, cresciuto alla scuola del cardinal Bagnasco e ora responsabile delle relazioni istituzionali Rai: insomma il ponte diretto tra la Tv di Stato e il Vaticano.
Dunque, si dovrebbe concludere che si annuncia una stagione paradisiaca, dove il nuovo dg potrebbe governare con l’appoggio condiviso di maggioranza e opposizione. Che volere di più? Però, in Rai, le cose non sono mai così semplici.
E, soprattutto nessuno fa nulla per nulla. Nessuno insomma dà il suo appoggio senza poi chiedere il conto. Il fatto è che sarà difficile soddisfare tutti quelli che hanno dato consenso, soprattutto se chiedono cose diametralmente opposte. Da parte del premier c’è la volontà di far sbollire i conflitti divampati negli ultimi due anni. Però alla prova dei fatti (per esempio con Santoro) bisognerà vedere quanta indipendenza e forza di carattere mostra questa donna. Già in molti, oltre a sperticarsi in lodi, hanno cominciato ad avanzare richieste. Chi, come i francescani e il Moige (Movimento genitori cattolici) chiedono più attenzione ai valori cristiani e meno programmi trash e reality (che si fa, si abolisce l’Isola dei famosi? E gli introiti pubblicitari poi da dove arrivano?). Insomma, nella Tv di Stato, nonostante la propensione confessionale del dg e la visione da servizio pubblico (che fa tanto comodo a Mediaset) dovranno continuare a convivere le diverse anime del Paese e del commercio.
Poi c’è chi ricorda le questioni fondamentali da risolvere: le nomine nelle direzioni (prima fra tutte quella del Tg2 e dei canali digitali) e i contratti da firmare. E come si fa a esaudire tutte le aree politiche? Si torna al manuale Cencelli? Se una torta prima magari si divideva in cinque o sei, ora va divisa per nove (pari al numero dei consiglieri che hanno votato sì): mica semplice.
E i contratti in scadenza di Fazio, Floris, Gabanelli, Dandini? Non rinnovarli è impossibile (visto l’appoggio pieno dell’area di riferimento), magari si tenterà di stare molto più attenti ai compensi.
E Santoro? La Lei ha avviato la trattativa che stava portando alle dimissioni consensuali del giornalista: magari, con calma, quel discorso potrà essere ripreso. Insomma, il nuovo dg ha cominciato il suo cammino su quelle funi del circo sospese in aria, chissà se avrà più equilibrio di Masi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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