Tripoli - Ieri sera le forze della "coalizione dei volenterosi" hanno sferrato un attacco a Bab al Aziziya, il "bunker" di Gheddafi a Tripoli. Il complesso è stato bombardato perché ritenuto il centro del comando delle forze libiche e, dunque, bersaglio strategico. Le forze alleate smentiscono che tra gli obiettivi dell'operazione ci sia l'eliminazione fisica di Gheddafi. Alcuni giornalisti stranieri portati sul posto dai libici hanno potuto constatare la distruzione di buona parte dell'edificio. Un portavoce del governo di Tripoli ha spiegato che al suo interno si svolgevano solo funzioni amministrative. Subito dopo l'attacco, ieri sera, è entrata in azione una pesante risposta contraerea delle forze fedeli al Colonnello. Forti esplosioni sono state segnalate anche nel centro di Bengasi: nella roccaforte dei "ribelli" la battaglia è durissima.
Missione dei Tornado italiani Dalla base di Trapani Birgi, dove ha sede il 37° stormo dell’Aeronautica militare, sono decollati intorno alle 20 i primi tre Tornado italiani. Seguiti, a distanza di qualche minuto, da altri tre jet. Sono tornati alla base due dei sei Tornado italiani decollati questa sera. Si tratta della versione Ids dell’aereo, utilizzata per il rifornimento in volo degli altri quattro Tornado Ecr ancora in missione. Missione compiuta per i 4 caccia: sono tornati alla base intorno alle 22,40.
Il cessate il fuoco Con un comunicato congiunto il governo di Tripoli e le forze armate libiche chiedono un "cessate il fuoco" dalle 21 ora di Tripoli (le 20 italiane). Il regime ha annunciato di essere pronto al cessate al fuoco a partire dalle 21. Lo ha dichiarato un portavoce del governo in una conferenza stampa lasciando la parola a un portavoce delle forze armate libiche che ha letto un comunicato. "In conformità alla risoluzione 1973, le forze armate chiedono a tutte le unità militare di sospendere immediatamente dalle 21 di stasera le operazioni militari" ha detto il portavoce delle forze armate. Si tratta del secondo cessate il fuoco proclamato dalle autorità libiche dall’adozione della risoluzione Onu 1973, che ha autorizzato una no fly zone sul territorio libico. La prima proclamazione, tuttavia, è stata violata dalle stesse autorità di Tripoli poche ore dopo la proclamazione.
L'Italia in guerra con 8 aerei E' ufficiale, anche l’Italia è in guerra. E il nostro apporto non si limita alle basi militari. Sono impegnati anche i nostri aerei. Otto quelli messi a disposizione della "coalizione dei volenteros"i che, da sabato, ha sferrato l'attacco contro il regime di Gheddafi in Libia. L'ha annunciato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ospite di In mezz’ora su Raitre. "Ieri sera - ha spiegato il responsabile della Difesa - intorno alle 23 abbiamo avuto una richiesta formale di aerei da parte degli altri paesi della coalizione e dalle 23.59 abbiamo dato la disponibilità di otto aerei trasferendone il comando al comando della coalizione". Si tratta di "quattro caccia con il compito di contraerea e di quattro tornado del tipo in grado di neutralizzare i radar. A questi è possibile si aggiungano altri assetti ma per il momento ci sono questi otto aerei a dispozione della coalizione. Da questo momento quindi i quattro tornado potrebbero essere impiegati in qualsiasi momento" per sorvolare la Libia.
Truppe del raìs a Misurata Le forze fedeli a Gheddafi non demordono: sono entrate nella città insorta di Misurata, 200 km a est di Tripoli, dove sono in corso durissimi combattimenti, e hanno bloccato il porto cittadino con le loro imbarcazioni, fermando gli approvvigionamenti. Il portavoce dei rivoluzionari Abdelbasset Abou Merzouk, ha detto che "le truppe di Gheddafi distruggono tutto ciò che trovano sulla loro strada". Cecchini si sono sistemati sui tetti e "sparano su tutto ciò che si muove".
Tank dei ribelli verso Ajdabiya I carri armati dei ribelli libici stanno avanzando verso la città di Ajdabiya, in Cirenaica, dove hanno ripiegato le brigate di Gheddafi dopo i raid aerei subiti ieri dalle loro postazioni nella periferia di Bengasi. Lo riferisce la tv araba al-Jazeera. Intanto i siti dell’opposizione libica in internet annunciano che i rivoltosi di Misurata sarebbero riusciti a mettere fuori uso due carri armati che da questa mattina sparavano verso il centro cittadino.
I gas di Gheddafi Gli Stati Uniti "controllano da vicino" le riserve di gas mostarda in possesso del regime libico. Lo ha dichiarato oggi l’ammiraglio Mullen in un’intervista alla Cbs. "Ce n’è una certa quantità nelle riserve" ha precisato Mullen. Secondo l’organizzazione dell’Aja per la proibizione delle armi chimiche, a cui la Libia ha aderito nel 2004, il regime del Gheddafi dispone di oltre 10 tonnellate di questo gas, ma ha distrutto le munizioni necessarie per l’innesco delle testate. Il gas mostarda (dall’odore che ricorda quello della senape) venne utilizzato per la prima volta dall’esercito tedesco nel 1917, nella località belga di Ypres: indolore al contatto, è letale anche in piccole concentrazioni ed è in grado inoltre di provocare gravi lesioni cutanee, di difficile guarigione. Il suo uso è stato proibito dal protocollo di Ginevra del 1925 e dalla convenzione sulle armi chimiche del 1933. La Libia ha rinunciato alle armi di distruzione di massa nel 2003, subito dopo l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti.
Il figlio del raìs minaccia Saif al Islam Gheddafi esclude che il padre possa lasciare il potere a seguito dei bombardamenti della coalizione internazionale sulla Libia. "Farsi da parte, perché?" ha detto il figlio del Colonnello in un’intervista su Abc News. "C’è un grosso malinteso - ha proseguito - tutto il Paese è unito contro le milizie armate e i terroristi. Gli americani e gli altri Paesi occidentali stanno appoggiando i terroristi". Il figlio del leader libico ha poi sostenuto che gli americani rimpiangeranno l’intervento in Libia, paragonando il sostegno occidentale ai ribelli libici alle voci non verificate della presenza di armi di distruzione di massa in Iraq, prima dell’invasione del 2003. "È come il fiasco delle armi di distruzione di massa - ha detto Saif al Islam - le armi di distruzione di massa in Iraq e le milizie armate in Libia. Dovete capire che in Libia non stiamo parlando di manifestazioni pacifiche o di gente che parla di democrazia, stiamo combattendo contro dei terroristi".
L'attacco aereo all'alba Poco prima dell’alba anche la capitale libica è stata bombardata dagli aerei entrati in azione ieri, dopo il vertice di Parigi, contro il regime di Gheddafi. Sono state colpite alcune aree della capitale e la contraerea del Colonnello. Un aereo ha sorvolato l’area in cui si trova la residenza bunker di Gheddafi, a Bab al Aziziya, nel sud della capitale. Cannoni antiaerei installati sul posto e nei dintorni, come pure in altri settori di Tripoli, hanno aperto il fuoco poco dopo le 2.20 locali, in risposta all’attacco occidentale. Alcuni aerei invisibili americani, gli Stealth, hanno bombardato questa mattina un aeroporto libico. Intanto l’ammiraglio americano Mike Mullen ha detto che "in 24 ore sono stati fatti significativi progressi" e che a Bengasi le forze di Gheddafi sono state fermate. Il comandante ha detto anche che "non vi sono indicazioni che Gheddafi si stia orientando sull’uso di armi chimiche".
Bilancio operazioni Gli attacchi aerei condotti nella giornata di ieri da Stati Uniti e Gran Bretagna contro le forze di Gheddafi hanno colpito e distrutto 20 obiettivi su 22 e hanno visto impegnati anche tre bombardieri B2. Lo ha confermato il comandante James Stockman, portavoce per l’Us Africa Command, il comando che coordina le operazioni della forze internazionali in Libia. Stockman non ha escluso che danni significativi siano stati portati anche agli altri due obiettivi dei bombardamenti.
Messaggio audio del Colonnello "Gli attacchi dell'Occidente sono atti di terrorismo. È inevitabile che gli attacchi occidentali vengano sconfitti". Così Muammar Gheddafi, parlando attraverso un messaggio audio alla televisione di Stato libica. "Siete dei barbari, dei terroristi, dei mostri, avete attaccato il civile popolo libico che non vi aveva fatto nulla, Dio è con noi, il diavolo è con voi e il diavolo perderà".
Armi al popolo È salito a 64 morti il bilancio delle vittime dei raid aerei condotti dalla coalizione internazionale a partire da ieri pomeriggio sulla Libia. Lo rende noto una fonte del regime di Tripoli. E nelle sedi dei comitati popolari libici e degli altri apparati del regime sono state predisposte per la distribuzione delle armi alla popolazione civile libica.
Ne dà notizia la stessa tv di stato di Tripoli, che con un messaggio annuncia che "in seguito a quanto annunciato dal capo della rivoluzione Gheddafi ieri notte, rende noto il comitato generale popolare di difesa che la sua sede e le sedi dei comitati popolari e delle leghe della gioventù sono i luoghi nei quali vengono distribuite le armi alla popolazione. Daremo le armi a un milione di persone".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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