Razzismo si ? O razzismo no? Il mondo del pallone sta cercando di schiarirsi le idee, ma siamo in Italia: fosse per noi avremmo centomila partiti. Figuratevi nel calcio. Sarebbe importante avere una idea certa in vista di Juve-Inter, almeno per smorzare le velleità degli ultrà. Ma sarà difficile. «Non bisogna sottovalutare il problema. Io sono a favore di provvedimenti severi, severissimi». Mario Pescante, vicepresidente del Cio, risponde così. «L'insulto di un idiota razzista equivale a quello di un premio Nobel, lascia una traccia. Servono provvedimenti severi e non bisogna sottovalutare il fenomeno», raccontato alla "Politica nel pallone" su GR Parlamento.
Marcello Lippi la vede totalmente al contrario. «Quello del razzismo - ha detto a circa 400 studenti delle scuole superiori vicentine ricordando i cori e le invettive contro Balotelli - è un problema che non ci appartiene. Semmai fa parte della società civile, ma purtroppo fa notizia quando allo stadio si verificano dei cori particolari da parte di dieci-venti imbecilli». E con lui sta Adriano Galliani: «Non siamo un paese razzista. Negli stadi si sentono cori di ogni tipo, penso che ci siano frange di stupidi. C'è maleducazione. Sono più imbecilli che razzisti».
Tre voci, due idee. Ma il problema riguarda in prima persona i calciatori. Non è bello sentirsi insultare da uno stadio. Il coro razzista fa pari con gli insulti alla mamma, al papà, ai figli. E allora? «Serve più potere ai calciatori», sostiene Sergio Campana presidente dell'associazione calciatori. Il sindacalista del pallone invita dirigenti della federcalcio a delegare ai capitani delle squadre «la facoltà di prendere iniziative importanti», come ad esempio quella di «rivolgersi all'arbitro per chiedere la sospensione della partita».
«I calciatori, del resto, ha concluso Campana- sono i protagonisti dello spettacolo».
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