Anche il delitto consumato laltro giorno alla periferia Sud di Milano riporta lattenzione sullimmigrazione clandestina. Lucciso era un maghrebino dai quindici nomi da poco uscito dal carcere. A ucciderlo sono stati quattro slavi (quasi certamente albanesi), ancora senza nome, con un rituale che ricorda le guerre di mafia degli Anni 30 negli States: gli assassini che si fingono poliziotti ed entrano così in casa, che fanno inginocchiare la vittima e labbattono sotto gli occhi della sua donna. La cronaca documenta giorno dopo giorno ciò che emerge dalle statistiche citate dal ministro Castelli: che cioè è sempre più alta la quota di extracomunitari implicati nei traffici illegali e negli atti di violenza. Cifre e fatti incontestabili, una realtà che spiega perché, a Milano e in Lombardia, limmigrazione clandestina venga considerata con una sensibilità particolare, con un misto di timore e di insicurezza. I pregiudizi etnici e il razzismo nudo e crudo non centrano: piuttosto, si avverte che gli irregolari con maggiore frequenza e facilità scivolano (o sinseriscono) nei traffici sporchi, in cui portano la durezza e la mancanza di speranza che caratterizzano le loro società dorigine, più precarie della nostra. Milano ha una tradizione di accoglienza ben più salda della retorica sulla solidarietà indiscriminata e non ha mai sviluppato il timore ossessivo per la concorrenza lavorativa degli ultimi arrivati. La città ha sempre mostrato simpatia per chi si reinventa e si ricostruisce la vita, per chi raggiunge migliori livelli di benessere con tenacia e serietà.
Ma gli effetti dellultima immigrazione vengono seguiti su un doppio registro: simpatia e apertura per gli immigrati regolari, diffidenza, anzi vero e proprio timore, nei confronti degli irregolari, dei clandestini che nella migliore delle ipotesi vivono di espedienti, quando non entrano a tempo pieno nella malavita. La paura è sempre una cattiva consigliera, potrebbe incrinare, guastare il tradizionale spirito di accoglienza dei milanesi di ogni provenienza. La frequenza e la ripetitività di certi fatti criminali possono far confondere, col crescere delle tensioni, le colonne del doppio registro, rendendo meno agevole distinguere gli extracomunitari regolari dagli irregolari, favorendo le generalizzazioni pericolose. In un clima dincertezza la distanza fra la paura e i pregiudizi di carattere razziale tende fatalmente ad accorciarsi e allora la prima profilassi contro ogni forma di razzismo, strisciante o conclamato, diventa il rispetto delle regole, laffermazione piena della legalità, anche per dimostrare che nessuna soluzione è possibile fuori della legge, che nessuna scorciatoia o «bricolage» sono consentiti. Ciò significa che per favorire limmigrazione regolare, per ridurre al minimo le frizioni possibili e, entro certi limiti inevitabili, bisogna contrastare in tutti i modi limmigrazione clandestina.
In questo contesto diventa un test importante la questione dei campi nomadi sollevata dallassessore alla sicurezza di Palazzo Marino. Guido Manca chiede che i campi occupati abusivamente dai «rom» vengano rapidamente sgomberati, perché tantissimi cittadini vedono in questi insediamenti la prova tangibile che lillegalità paga e che il rispetto delle regole non è imposto con eguale efficacia a tutti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.